L'ho anche detto nell'incontro a Marsala, vi ha fatto cenno fugace lui stesso (mi stupirebbe non sapesse quello che Garibaldi pubblicamente disse dei suoi mille: «Tutti di origine pessima per lo più ladra e tranne poche eccezioni con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto»). Ho poi aggiunto che questo non vuol dire nulla, perché, in guerra, gli uomini più utili sono quelli che in tempo di pace risultano i peggiori: i violenti (altro che sillogismo attribuitomi da Piazza, quindi). Nell'elenco dei garibaldini esposto da Piazza (e che si riferisce al “dopo” la spedizione) ho fatto notare che ne mancano almeno due: quello a cui furono svendute le acciaierie di Mongiana (pregiudicato per truffa allo Stato ed eletto poi in Parlamento...); e il “segretario” di Garibaldi, Bertani, che meriterebbe qualche menzione, visto che in pochi mesi divenne proprietario di un tesoro di 14 milioni di lire oro, di molto dubbia provenienza, come si apprende dal rapporto di un agente segreto di Cavour.
Che si arrivi a censurare Garibaldi per amor di garibaldini mi pare eccessivo.
Mi ero fatto un'idea migliore del signor Piazza: un onesto interlocutore, di idee diverse dalle mie. Invece, il suo commento in assenza del reo e lo schizzetto di fango finale mi hanno rivelato una persona diversa: mi invita a togliere il “quasi” e a scrivere che “tutti” i garibaldini erano avanzi di galera (ma io, diversamente da lui, non faccio dire a Garibaldi quel che mi pare: se il generale dice “tutti, tranne poche eccezioni”, io il “quasi” lo devo mettere). Se scrivessi “tutti”, consiglia Piazza, venderei più copie del mio libro “visto che più grosse le spara più fa colpo sull'opinione pubblica e... quattrini”. Ma che eleganza, signor Piazza! Finora, con altrettanto “spirito di finezza”, una tale osservazione mi era stata fatta solo da un collega del Corriere della sera, a proposito del confronto fra le stragi di Marzabotto, Pontelandolfo e Casalduni e fra i nazisti e i bersaglieri che compirono quel massacro. Lo avrei fatto “per vendere più copie”; ignorando, forse, il collega, che quei paragoni li ho ripresi, condividendoli in pieno, proprio dalle pagine del Corriere della sera (forse il giornale voleva vendere più copie...).
Chi ha buoni argomenti, non ha bisogno di dipingere come spregevole il suo interlocutore (meglio se in sua assenza...). Ho incontrato decine di migliaia di persone, sinora; discuto con tutti e sono disponibile a rivedere le mie idee; evito la discussione solo quando vedo dall'altra parte il rifiuto della possibilità di revisione delle proprie. Inutile parlare, per confermarsi ognuno nei propri convincimenti; c'è, in quei casi, un dato rivelatore, e riguarda il primo che insulta.
Pino Aprile