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20/04/2011 09:00:26

"Non c'era scampo.."

Non ci fu scampo, quella sera del 9 marzo 1979 per Michele Reina, ammazzato con tre colpi di calibro 38 davanti alla moglie, invasa da un orrore infinito.
Nei giorni successivi arrivarono rivendicazioni da Prima linea e dalle Brigate Rosse, ma le indagini furono condotte a 360 gradi.
Poi arrivò Buscetta e la pista mafiosa divenne quella più accreditata.
In effetti Michele Reina fu la prima vittima “politica” della strategia corleonese e di Totò Riina, in particolare. Di lì a poco anche Piersanti Mattarella avrebbe fatto la stessa fine.
Michele Reina era una di quei democristiani che, nella traccia del Segretario nazionale della DC, Benigno Zaccagnini e del Segretari regionale Rosario Nicoletti, nonché nel medesimo progetto di Piersanti Mattarella, intendeva stabilire un dialogo con il PCI.
Dopo vent’anni, nell’aprile del 1999, in Cassazione, furono confermati l'impianto accusatorio e le pene irrogate. Furono condannati all’ergastolo Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michele Greco, Bernardo Brusca, Francesco Madonia e Antonino Geraci.
Quando ammazzarono Reina il muro di Berlino non era ancora crollato e i motivi che portarono a questo omicidio si possono, oggi, rintracciare nell’esistenza e nella resistenza, nel 1979, di quel muro.
Poi, come si sa, nel 1989 quel muro venne giù e i motivi della sentenza della Cassazione, oggi, si possono pure ritrovare nel crollo e nella fine dell’esistenza e della resistenza di quel muro.
Dopo il 1989 il comunismo non fece più paura, ma fino ad allora non fu possibile neanche tentare un qualsiasi dialogo con le sinistre. Certo siamo stati liberi di comprare auto e tv, case e vestiti di moda, di viaggiare e di andare al ristorante tutte le volte che si voleva, ma chi si azzardava a scalfire il sistema di potere politico – mafioso supportato dalla Chiesa, dagli USA, dalla massoneria e dai servizi deviati era, regolarmente, un “cadavere ambulante”.