I funerali sono stati officiati dal Vescovo di Mazara del Vallo monsignor Domenico Mogavero nella tensostruttura di Via Salibi. Le due bare, quella di Leonie, 38 anni, madre di cinque figli e quella di Cinie, 28 anni, sono state piazzate al centro dell’altare. Alla destra delle bare Camille Fuamba, 41 anni, con i suoi cinque figli, Kerene di 15, Aicha di 17, Viani di 9, Raiss di 7 e il più piccolo Ernest di 5 anni. Dietro di loro tutti i profughi di lingua francese. Alla sinistra della bara di Cinie, c’era George, il fidanzato di 32 anni e tutti i profughi di lingua inglese. Al termine della cerimonia 5 profughi hanno intonato di fianco all’altare un canto nella loro lingua in onore delle due defunte. Le salme sono poi state trasportate nel cimitero dell’Arenella, che sorge proprio davanti al luogo dove è avvenuta la tragedia.
Il Vangelo – ha detto il vescovo monsignor Domenico Mogavero nella sua omelia - ci ha portati tutti sul calvario luogo di dolore grandissimo e di morte atroce. Ma le parole che abbiamo ascoltato dalla lettura ci danno una grande speranza. La prima sensazione è che la morte arriva senza una ragione, almeno per Gesù; gli altri due, vivere, sembrano una pena, con rifiuto disperato da parte di uno, con accettazione rassegnata per l’altro. Questi, colpito dalla serena testimonianza di Gesù, crede in lui e gli si affida pregandolo di condurlo nella pace del suo regno. Noi oggi siamo qui in un rinnovato calvario, di fronte a due sorelle, di cui non riusciamo a comprendere la morte, soprattutto al pensiero che esse, come gli altri, erano a un passo dalla salvezza. Fanno fatica, certamente, ad accettare questa morte i familiari, ma anche tutti i compagni della dolorosa traversata. Pur se di primo mattino, quel giorno, per loro in particolare, ma anche per gli altri il sole si oscurò e Dio sembrò lontano da quella angosciosa scena”.
“Gesù – ha continuato il vescovo Mogavero - vinse la morte con la risurrezione e quella luce si è diffusa anche su Pantelleria attraverso l’accoglienza amorevole, la solidarietà fraterna e la vicinanza affettuosa di gente che con l’opera di aiuto immediata ed efficace delle forze dell’ordine e dei volontari, ha, prima, strappato al mare 188 vite in gravissimo pericolo, poi ha creato con encomiabile pietà umana e carità cristiana un clima di famiglia premurosa attorno ai superstiti. Grazie Pantelleria; grazie ai sociosanitari, grazie ai testimoni e operatori di solidarietà. Raccogliamo l’invito di Paolo: il momentaneo peso della tribolazione procura una quantità smisurata ed eterna di gloria. E’ la gloria e il riposo eterno che imploriamo per le nostre sorelle che affidiamo a Dio misericordioso. Ed è la pace delle fede che chiediamo all’Onnipotente per i familiari affranti dal dolore”.
“Questa nostra comunità – ha concluso monsignor Domenico Mogavero - che si è presa il carico umano e solidale di tutti i superstiti, desidera completare così l’opera attenta e premurosa delle istituzioni e di coloro che le rappresentano e che ringrazio per la loro presenza. Che la nostra carità continui a rendere presente per tutti i fratelli qui approdati il volto paterno e amorevole di Dio che si prende cura dei suoi figli mediante l’amore fraterno dei credenti e delle persone di buona volontà”.
Sempre ieri è stato ritrovato a Pantelleria il corpo dell’uomo disperso in mare durante la tragedia dello scorso 13 aprile quando 190 clandestini finirono sugli scogli con un barcone. Si chiama Ibrahim, ha 50 anni ed è ganese. L’uomo è stato ritrovato durante le ricerche che i carabinieri stavano effettuando nella zona da alcuni giorni. Sono stati poi chiamati i vigili del fuoco che hanno tirato in secco il corpo del profugo. Ibrahim è la terza vittima che viene ritrovata.
Un nuovo arrivo di migranti si è verificato ieri a Pantelleria. Otto tunisini sono stati segnalati su una piccola barca quando si trovavano a 24 miglia ad ovest dell’isola. Sono stati intercettati da una motovedetta della Guardia Costiera e scortati al porto dove sono stati consegnati ai carabinieri. Sono ospiti nel centro di prima accoglienza presso la ex caserma Barone dell’esercito insieme agli altri 188 profughi sbarcati in circostanze tragiche lo scorso mercoledì 17 aprile.