Sarebbe una sconosciuta appendice siciliana che guarda verso l’Africa invidiandone, forse, l’anelito di progresso e la scelta di una rivoluzione libertaria contro tirannidi e oscurantismo?
Dunque, nulla sarebbe questa nostra Città se non avesse il suo vino, il “Nobile Marsala”? Il vino e nient’altro?
Questo si è anche detto in una assai interessante Assemblea di Cooperatori che, per rilanciare la nobiltà del vecchio “Marsala”, vogliono cambiarne e ammodernarne il disciplinare e delimitare correttamente la zona di produzione delle uve ad esso destinate. Ed è giusto, anzi sacrosanto!
Nella stessa Assemblea qualcuno ha anche proposto di affidare al “Vino Marsala” il ruolo di grande contenitore per pubblicizzare la Città e la sua reale potenzialità di attrazione turistico-ambientale. Questo si è anche detto! Il “Vino Marsala” come, ad esempio, la “Grande Mela” di New York! Un grande “Brent”.
Sostengo in pieno la tesi dell’Assemblea dei Cooperatori vitivinicoli, dei produttori delle uve e dei produttori del vino che si impegnano nella qualità anche perché la storia necessita delle sue revisioni. Qualunque storia. Ma non mi piace l’idea, isolazionista, di un prodotto per il tutto, lanciata in Assemblea; del “Marsala” cioè, come contenitore di tutte le risorse della Città, di tutto quel che essa è ed è stata.
A me piace la mutualità, lo scambievole impegno che non parcellizza ma che dilata interessi e prospettive della Città e della sua produzione, soprattutto del vino che è stato una delle sue glorie primarie.
Come non mi piace che si debba vendere ad ogni costo, anche a prezzo basso ed anche a scapito della qualità purché si venda.
Un prodotto come il “Marsala” non può avere il solo ruolo di condimento da cucina. Il “Marsala” è stato, è e deve tornare ad essere un prodotto di nicchia, un nettare invidiato e desiderato e comprato per le sue qualità organolettiche e per il suo gusto inimitabile; anche, perché no, uno status simbol.
E forse, per ricondurlo agli antichi splendori, oltre a costituire un Consorzio non parziale e settoriale e ad avere un disciplinare serio e non al servizio di pochi, occorre pensare alla Grande Mela “Marsala Città”: propagandare, cioè, correttamente Marsala per diffondere ancor più nel mondo il “Marsala”. È questa la scelta vincente, a mio parere. È questa la nuova storia da scrivere.
Se saremo capaci di fare sempre un ottimo “Marsala”, quello della storia, e di venderlo come prodotto di nicchia in tutto il mondo e in grande quantità, il nostro nobile vino arricchirà, oltre che le tasche di chi suda e lavora per produrlo, pure la grande realtà storica, ambientale, culinaria, archeologica, monumentale, garibaldina, innovativa anche, nell’utilizzo, ad esempio, delle antiche perriere, delle saline e dello Stagnone come contenitori, insieme ad atri, di grandi eventi; e se grandi eventi ricorrenti inseriremo nel progetto “Grande Mela Marsala” - un grande Brent - creeremo un sistema unitario, irripetibile altrove, per le peculiarità che un progetto “Marsala Città - Marsala Vino” potrebbe rappresentare nel tempo della DOC ora DOP così diffusa ormai nel nostro Paese e poco qui da noi.
Ci vogliono sensibilità del mondo agricolo e produttivo, del mondo politico, che non può e non deve lasciare soli gli iniziatori della civile battaglia per un nuovo disciplinare che rispecchi i tempi e rilanci il “Marsala” degli Amministratori locali che non siano né apatici né incapaci, per un grande Progetto Marsala (una Grande Mela siciliana) che dia a questa Città e per questa Città quel che essa merita e che, in un contesto non secondario anzi primario, faccia vendere più “Vino Marsala”, di quello buono, inimitabile, principe fra i vini; un Progetto Marsala che ristabilisca anche un valore economico paritetico e morale tra produttori di base e industriali, tra civiltà del vivere e progresso, tra racconto e richiamo.
Questo è il progetto che inseguo da anni, da molti anni, per una Città che non merita né avrebbe meritato Amministratori “normali”, né politici assenti dal nucleo vero dei suoi bisogni e dei suoi
interessi; né i silenzi dei mezzi di comunicazione televisivi nazionali che neppure ne proclamano, oggi, la gloria garibaldina dello sbarco dell’11 maggio 1860, raccontando che esso avvenne, semplicemente, in Sicilia. Anche ciò è conseguenza di mancati impegni nell’azione politico-amministrativa della Città. Né azione, a tempo opportuno, né reazione!
Vogliamo, perciò, lavorare tutti, cooperatori vitivinicoli, industriali, gente che produce e innova, professionisti e giovani del nostro futuro ad un progetto ambizioso, ma facile da realizzare per quel che il Contenitore ipotizzato ha in sé? Un Contenitore-Marsala che aspetta solo di essere portato nel mondo per quel che è, anche col suo vino, con intelligenza e forza comunicativa e attrattiva. Vogliamo, cioè, scriverla una storia cittadina che non sia cronaca piagnucolosa di crisi ricorrenti?
Certo occorre uno staff tecnico di alto profilo per organizzare il sistema pubblicitario. Ma i vantaggi saranno per tutti, per la Città e per i cittadini.
Pensare in grande per un grande futuro!
E non pensare soltanto a vendere “Marsala da pollo” e ad organizzare manifestazioncelle di bassissimo profilo, sicuramente improduttive come ogni sagra di paese.
Gioacchino Aldo Ruggieri