potere rapaci e dittatoriali; se per diventare un sans papier occorre affrontare il mare su piccole barche, sovraccariche, pagando con tutti i risparmi della famiglia la propria fame di libertà, allora io voglio diventare un clandestino. Ammiro questi ragazzi, dai quali noi avremmo tanto da imparare, che dopo aver deposto Ben Alì, non scorgendo all’orizzonte alcun impegno internazionale che possa dar loro forza, non demordono e pur di prendere in mano la loro vita, accettano di venir qui ad essere trattati come animali chiusi in gabbia da governanti razzisti ed inetti.
Non ho nulla in comune con i ragazzi italiani che votano Lega Nord, niente mi lega a quanti indossando camicie nere o verdi usano l’Italia come arma per dare addosso agli altri.
Non appartengo all’Italia del Senatore Bossi che siede al Governo del Paese in qualità di Ministro che esprime “fora dai ball”, ne tanto meno sono italiano dello stesso tipo del deputato Massimo Polledri che offende una sua collega in quanto portatrice di un grave handicap. La mia cultura, i miei studi e la mia intelligenza mi pongono al di sopra di un Presidente del Consiglio che per Lampedusa prefigura un futuro come Portofino.
Come residente nella Provincia di Trapani non sono rappresentato dai Senatori Papania e D’Alì che nelle sedi opportune non hanno preventivamente pensato al danno che la chiusura dell’aeroporto di Birgi avrebbe comportato.
Se queste persone sono le intelligenze che devono interpretare i valori cosi ben espressi dalla nostra Costituzione, allora davvero, mi sento anche io un clandestino in Italia.
Ci son voluti 150 anni per fare l’Italia e pochi anni per portarla al misero livello culturale, civile e politico nel quale oggi si trova.
Fuori dal coro, in questi giorni, mi sento più tunisino che italiano.
Davide Del Puglia