Io lo ricordo con precisione. In tre occasioni l'allora colonnello Mori mi disse che Ciancimino voleva avere un incontro riservato con me. E tutte e tre le volte, risposi di no". Cosi' Luciano Violante, ascoltato oggi dalla commissione Antimafia, da lui presieduta tra il 1992 e il 1994, parla della presunta 'trattativa' tra Stato e Cosa Nostra.
"Pochi giorni dopo l'istituzione della Commissione'', a fine settembre '92, ''Mori, che conoscevo come eccellente investigatore dai tempi della lotta al terrorismo -ricostruisce l'ex presidente della Camera- venne a trovarmi in ufficio e mi informo' che Ciancimino intendeva incontrarmi riservatamente. Aggiunse che Ciancimino aveva da dire cose importanti e che naturalmente avrebbe chiesto qualcosa. Gli dissi che non facevo incontri riservati: Ciancimino, se voleva, poteva chiedere alla commissione in forma ufficiale di essere sentito".
Davanti alla commissione di palazzo San Macuto presieduta da Giuseppe Pisanu, Violante ricostruisce anche la vicenda della mancata convocazione di Ciancimino, e spiega che la commissione ''decise che l'audizione di Ciancimino sarebbe venuta soltanto dopo l'audizione dei procuratori distrettuali delle aree piu' esposte e dopo l'audizione di quei collaboratori di giustizia che potessero essere ritenuti particolarmente utili per tracciare un quadro generale del fenomeno mafioso''.
''Prima di ascoltare Ciancimino -rimarca Violante- la commissione intendeva infatti acquisire le informazioni necessarie a disporre di un quadro attendibile e preciso dello stato della mafia e dei suoi rapporti con la politica''. Nella lettera, arrivata alla segreteria della commissione il 29 ottobre 1992 e probabilmente ''consegnata a mano alla portineria di palazzo San Macuto'', Ciancimino scriveva di ''voler intervenire sull'omicidio dell'onorevole Lima''.
''Se avesse voluto fornire informazioni rilevanti dal punto di vista giudiziario - osserva Violante - avrebbe chiesto ai magistrati di essere sentito. Dal contenuto delle lettera, e come era stato a me anticipato dal colonnello Mori, Ciancimino intendeva fornire anche interpretazioni politiche degli omicidi di mafia''.
''Era quindi necessaria la piu' ampia cautela -rimarca Violante nella sua audizione in Antimafia- per non trasformare la commissione in una sorta di palcoscenico di questo discutibile personaggio. Ciancimino -sottolinea- non era un collaboratore di giustizia, era legato a Cosa Nostra e, dati i trascorsi, era improbabile che intendesse rivelare tutta la verita' e contribuire alla lotta alla mafia''. ''Insomma -scandisce Violante- Ciancimino avrebbe potuto avere un proprio specifico interesse a fornire alla commissione elementi devianti. A quel tempo la commissione era ancora priva di un quadro dei rapporti mafia e politica che fosse attendibile e non condizionato dalle appartenenze di ciascuno di noi".
''Non volevamo -ribadisce Violante- che la commissione potesse essere utlizzata da questo discutibile personaggio per lanciare messaggi che avrebbero potuto inquinare il nostro lavoro e anche le indagini giudiziarie''. Cosi' si decise di sentire Ciancimino ''solo dopo aver acquisito ogni elemento chiarificatore sui rapporti tra mafia e politica, tanto piu' che nella lettera non era indicata alcuna ragione di urgenza''.
Percio', ''solo dopo aver acquisito ogni elemento chiarificatore sui rapporti tra mafia e politica, la commissione avrebbe potuto valutare compiutamente le dichiarazioni di Vito Ciancimino e non essere depositaria passiva edisinformata delle sue valutazioni''. Ma Ciancimino venne arrestato il 23 dicembre 1992.
''A quel punto -spiega Violante- nel rispetto delle distinte competenze, la commissione doveva attendere che l'autorita' giudiziaria terminasse i suoi interrogatori. Ciancimino -ricorda l'ex presidente dell'Antimafia- venne interrogato dall'autorita' giudiziaria per tutto il 1993. Le Camere vennero sciolte il 16 gennaio 1994. Questa -conclude Violante- e' la ragione della mancata convocazione''.