La vela marsalese alla conquista dell’Americas’ Cup, grazie ad un accordo del Circolo Canottieri di Marsala con la Venezia Challenge. Tutti insieme a San Francisco.
Dopo diversi mesi
Carlo Magna, Presidente di Venezia Challenge, l’imprenditore lombardo che, assieme a Emanuela Pulcino ha ideato e sviluppato il progetto si dichiarava entusiasta: “Era difficile trovare un circolo capace di accompagnarci in un progetto così complesso e soprattutto che potesse rappresentare compiutamente l’idea di un team nazionale in grado di coinvolgere tutte le regioni italiane, da nord a sud. La Canottieri Marsala allontana la nostra imbarcazione da una connotazione regionale, pericolo reale considerato il nome che abbiamo scelto. Venezia Challenge è un progetto italiano che intende promuovere nel mondo…””
Per Maurizio Albertini, Presidente della Società Canottieri Marsala, si trattava di “un riconoscimento a quanto di positivo è stato fatto nel corso di oltre sessant’anni di attività sportiva”.
Sul carro – anzi, sulla barca – dei vincitori era salito immancabilmente anche il Sindaco di Marsala, Renzo Carini, che fino a poco tempo fa era proprio presidente dei Canottieri: “"Sono davvero orgoglioso e felice, come Sindaco e come marsalese, del prestigioso riconoscimento che ha ottenuto la Società Canottieri Marsala. Essere individuato come Circolo che presenta alla prossima Coppa America l'imbarcazione "Venezia Challenge" è un riconoscimento alla storia, alla serietà ed alla professionalità di questa Società che negli anni ha contribuito oltre che alla diffusione degli sport nautici anche a promozionare le bellezze storico-paesaggistiche della nostra Citta".
Il tutto nasceva per celebrare l’Italia unita. Venezia e Marsala. Nord e Sud.
E invece i primi a disunirsi sono stati proprio quelli dei Canottieri.
Perché ad un’animata assemblea, la settimana scorsa, convocata proprio per discutere dell’avventura veneziana dei Canottieri, i soci hanno detto no.
Come mai? “La vicenda non era chiara – dicono alcuni soci – perché non c’erano garanzie”. In che senso? “Non si capiva bene su cosa si andava incontro. Se le cose si fossero messe male ci sarebbero state spese milionarie da pagare e le responsabilità sarebbero ricadute sui soci. Insomma, non ci vedevamo chiaro, né il direttivo ci ha dato elementi sufficienti”.
Insomma, ai soci l’avventura veneziana sembrava un salto nel buio, e senza adeguati chiarimenti, non se la sono sentita di ratificare l’accordo già di fatto chiuso dal direttivo con Venezia Challenge, e che andava formalizzato entro il 31 Marzo.
Alfiere del fronte contrario è stato Renato Curcio. L’accordo era stato portato in assemblea dal presidente Maurizio Albertini con la regia di Marcello Attinà e degli altri membri direttivo dei Canottieri.
“Ma già alla prima assemblea le cose si sono messe male – dichiara un altro socio - ad esempio non capivamo perché Venezia avesse scelto proprio noi, rispetto ad altri circoli molto più prestigiosi. Poi hanno chiesto contestualmente il rinnovo degli organismi direttivi. Poi ancora abbiamo deciso di costituire un pool di avvocati per esaminare meglio la questione, e capire se c’erano dei rischi. Nel frattempo sono cominciati sospetti, ripicche, screzi. Alla terza assemblea, ai voti, l’accordo è stato bocciato”.
“Non ci hanno fatto parlare – commentano invece i soci favorevoli all’alleanza con Venezia Challenge - e siamo stati accusati di essere in malafede per un’operazione in cui tutto era trasparente e chiaro, e dove non c’erano rischi né costi per la società Canottieri”.
Pasotti, team manager di +39 è andato incontro a guai economici molto seri. “Si, ma non c’entra nulla con il circolo che era abbinato a +39, il circolo di Gargnano”. Per fare convinti i suoi Albertini aveva chiesto anche la consulenza di uno studio legale che si occupa proprio di questioni veliche: “Ci ha detto che il circolo non ha alcuna responsabilità, ma dà soltanto il guidone, cioè lo stemma sociale. E basta”. Insomma, una specie di bandierina. “Le fideiussioni, le assicurazioni e tutto il resto le avrebbe date il consorzio veneziano. La Canottieri non ha fini di lucro, pertanto tutte le responsabilità economiche erano del consorzio, non nostre. Insomma, non avremmo guadagnato nulla. Ma si sarebbe parlato di Marsala nel mondo”.
L’accordo è stato bocciato. L’avventura di Marsala all’America’s Cup è finita prima ancora di cominciare. La Società Canottieri è praticamente spaccata in due e volano accuse grosse da una parte all’altra. La vela marsalese si sveglia dai suoi sogni e improvvisamente si scopre piccola, fragile e provinciale. Colpita e affondata.