Forse è normale… Forse non eravamo abituati a questo, e infatti sin dalle prime ore dell’operazione militare, mentre i “grandi del mondo” erano ancora seduti al tavolo del vertice di Parigi per deliberare l’eventuale attacco, i Mirage e i Rafal francesi si alzavano in volo per andare a bombardare le postazioni militari libiche. Ecco da quel momento inizia l’escalation a chi la “spara più grossa”. L’Italia concede l’utilizzo di 7 basi e attenzione, sottolineano sia il Ministro Frattini che il Presidente del Consiglio: “non siamo in guerra…”. La base di comando delle operazioni è a Capodichino, cosa non vera, visto che gli ordini sono partiti da una nave della flotta americana.
Domenica lo stesso Presidente Napolitano ribadisce il concetto: “non siamo in guerra”, solo che pochi minuti dopo, alle ore 20 si alzano per la prima volta in volo 6 Tornado dalla base di Birgi, che in un primo momento si dice abbiano colpito gli obiettivi della missione, poi per cercare di ammorbidire la posizione, si fa un passo indietro: “hanno fatto solo pattugliamento e aperto i varchi agli altri aerei della coalizione”. Da allora il grande dilemma di questa crisi libica sembra essere questo: “ma i Tornando italiani hanno o no fatto fuoco?”. E poi - paradossale o ridicolo, fate voi- le dichiarazioni dei piloti appena scesi dagli aerei di ritorno da una missione operativa, fatto quanto meno singolare, e c’è già chi ha pagato le conseguenze, come il Maggiore Scolari rispedito alla base di appartenenza. L’altro grande dilemma è invece il comando delle operazioni. Dagli Stati Uniti Obama fa sapere che il coinvolgimento Usa è quasi marginale. La loro marginalità… infatti si esprime con soli 110 missili lanciati da navi e sottomarini nei primissimi minuti d’attacco.
Nonostante lo spiegamento di forze messo in campo da Italia, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada ecc. non c’è un comando della Nato e quasi tutti i partecipanti, tranne la Francia che avrebbe fatto a meno - visti i malumori della Lega Araba e della stessa Russia- chiedono che sia la Nato a dover prendere le decisioni su come continuare questa guerra, che così com’è non sembra avere un obiettivo, non sembra avere delle finalità, non sembra avere delle vere motivazioni di ripristino della democrazia in Libia. Scrivo questo pezzo dalla base di Birgi, tra gli stand up televisivi e le telecamere pronte a mandare in onda il decollo o l’atterraggio di un Tornado italiano o un F18 canadese, anche questa è guerra, malata da sindrome da telecamere.
Voglio vedere con i miei occhi se questi aerei da combattimento sono davvero armati o no. Lo sono, sarà pure stupido dirlo, ma visto che qualcuno lo mette in dubbio è meglio verificare. Gli aerei che vengono schierati e impegnati per una missione di guerra non possono che essere armati. Questo armamento ha avuto subito un effetto immediato sul territorio: la chiusura dell’aeroporto civile, uno shock per l’economia di questa provincia, con la perdita di tanti posti di lavoro diretto e dell’indotto. Vedere due aerei militari canadesi dove di solito ci sono quelli di linea è davvero sconfortante e ti fa capire che i militari hanno preso possesso dell’aerostazione. Come sempre in questi casi ci sono le molteplici dichiarazioni dei politici, tutti pronti a prendere le difese dei lavoratori.
Da anni si parla dello smantellamento di questa base militare trapanese, ma non hanno mai fatto pressioni per avere chiarezza sin da subito, indispensabile per una coesistenza, soprattutto da quando l’aeroporto civile ha iniziato a funzionare e a portare dei benefici all’interà comunità. In questo momento così drammatico per la situazione che si è venuta a creare, c’è addirittura chi non demorde sul nome dell’aeroporto, vorrebbe sentir dire in tv “Aeroporto di Marsala”. E c’è chi come il Presidente del Consiglio, con un’operazione geniale, specie nella tempistica, ha lanciato lo spot “Magica Italia”, lo spot per il turismo che lo vede protagonista -non poteva essere altrimenti da “self-made man della tv”- ma di tutto questo non parlate con chi di turismo vive e lavora a Trapani, altrimenti avrà la "vaga" sensazione di essere preso in giro. Siamo in guerra, e la guerra è anche questo, con tutto il suo carico di assurdità.
Carlo Rallo