Come lei saprà ho avuto una breve esperienza di Assessore a Marsala dal Maggio 2008 al Maggio 2009, come tecnico sensibile per cultura personale ai problemi Ambientali e delle filiere agroalimentari presenti in Sicilia. La mia formazione di base, sorretta dagli ideali di una sana “cultura di destra”, dovrebbe escludere una mia arcaica e ingiustificabile resistenze alla cementificazione su mere basi di pseudo ideali sorretti da cieca e autoreferenziata appartenenza a movimenti ambientalisti di una pseudo sinistra. Dalla mafia che cementificò Palermo, che la notte ha abbattuto interi palazzi centenari per costruire celle a 14 piani e oltre, si è passati nel tempo a quella che recentemente il bravissimo Beppe Grillo ha definito la mafia delle rotonde, anche di quelle impossibili e pericolose per automobilisti e pedoni, ed esauritasi, speriamo, questa filiera, dalle nostre parti si è passati ad aggredire il centro per renderlo pedonale, per piazzare lastre di pietra finta o che in ogni caso finte sembrano, che già sembrano muoversi sotto il peso dei soli pedoni e sicuramente si muoveranno sotto il peso dei mezzi che le attraverseranno nei prossimi anni, per realizzare improponibili “fontane moderne” dove magari era possibile collocare un abbeveratoio in pietra, come uno di quelli abbandonati che hanno resistito al tempo in qualche nostra contrada o riprodurli da documenti fotografici, per farci sognare come quando le nostre strade erano percorse da cavalli, muli e asini; considerato che non volevamo le macchine, soprattutto quelle degli altri (!), e che un’atmosfera retrò andrebbe meglio specialmente se riprodotta con una maggiore cautela e rispetto per i luoghi.
Ma quel sedile, quegli alberi, quell’edicola con la sua forma non artistica, a tutto l’insieme a noi 30enni, 40enni, 50enni, 60enni, 80enni, 90enni, da decenni e decenni c’eravamo abituati e facevano parte della nostra vita. E’ come il passare dalla lira all’euro: in quel caso abbiamo visto raddoppiare le nostre uscite ed il costo della vita e diminuire le entrate, in questo caso vediamo andare in fumo il frutto del nostro lavoro attribuito allo stato e agli enti locali sotto forma di tasse.
E poi quante cose da fare con maggiore priorità? Quali? Ad esempio pulire i margini delle strade da rifiuti di tutti i tipi, plastica, spazzatura, bottiglie e quant’altro e mantenere una situazione di decoro urbano in tutto il territorio comunale e investire per far rispettare l’ambiente e il prossimo, ripristinare il verde e la sua manutenzione. Ma ricordo che nel breve periodo di assessore a marsala ho visto morire per mani assassine un albero di “Caccamo”, simbolo della contrada di Ponte Fiumarella sotto il quale negli anni 50,60,70,80,90,2000 abbiamo aspettato l’autobus, fino al 2008 ,l’anno della sua morte ad opera di mani esperte che lo hanno torturato con iniezioni di acido solforico e di bacchette di ferro da due centimetri, ma nessun inchiesta è stata portata avanti. E nessun inchiesta è stata portata avanti per l’albero segato davanti al teatro impero, vecchio di 300 anni e che danneggiò la ringhiera di ferro sita alla destra dell’ingresso del Teatro e che ancora più danno avrebbe fatto se si fosse abbattuto sulla facciata del Teatro. Io fui rimproverato per avere portato sui luoghi l’informazione giornalistica ed aver fatto conoscere alla città quest’ennesimo atto non di vandalismo ma di mafia, collegato sicuramente a progetti di trasformazione di quella piazza che mal sopportano alberi centenari dalle grosse radici emergenti. Ma cosa aspettarsi da un’amministrazione che rideva della mia idea di ripristinare quanto più possibile i muri a secco lungo le strade di campagna? Cementificare conviene a tutti, ai dirigenti mai fatti ruotare o mai mandati a casa per qualche progetto non perfettamente riuscito e che dai progetti guadagnano, posizionati nell’alto dei loro ruoli di comando e controllo settoriale del territorio. Così l’amministrazione di Marsala non cura la routine come dovrebbe ma preferisce investire nel cemento dando lavoro alle ditte, che come in ogni appalto pubblico da Marsala a Milano utilizzano, quasi sempre, materiali scadenti e di lavoro a regola d’arte sicuramente è meglio non parlarne.
Che bello è il cemento in quella fossa a porta Mazara per salvaguardare pochi grossi cantoni di tufo! Quel ferro che è stato impiegato e che ancora fuoriesce forse avrebbe sostenuto meglio un ponte o un palazzo a sei piani ed in una zona destinata al solo traffico pedonale nutro qualche dubbio sulla sua effettiva esigenza di messa in opera. Non è come dice il ministro Alfano che loro sono per la politica del fare mentre l’opposizione è della politica del tutt’altro”: meglio non fare che fare male, meglio lasciare gli alberi che spezzarli, meglio perseguire chi distrugge gli alberi e non pagare chi sa cementificare soltanto nell’assoluta assenza di rispetto per la natura e delle regole del buon operare.
Se vi sono milioni da investire per costruire una scuola, sarebbe meglio riprendere una struttura pubblica già esistente rifacendo impianti e quant’altro per renderla a norma piuttosto che costruire nuovi mostri già pronti alla rottamazione ancora prima di essere utilizzati.
Risparmieremmo risorse e materie prime sempre più preziose, perché il pianeta terra non ce le può offrire all’infinito, non offenderemmo la natura ne il senso del bello e sicuramente un edificio vecchio di 40, 50 o più anni, rispetta sia il nostro gusto che l’esigenza di criteri di sicurezza e qualità dei materiali utilizzati che per la maestria degli artigiani di un tempo meglio rispondono rispetto ad edifici moderni, costruiti con ferro e cemento, spesso, di infima qualità, come spesso risulta dalla stampa per tratte autostradali in Sicilia, per edifici scolastici moderni crollati dopo lievi scosse di terremoto, non parliamo di “Campus” se non riusciamo a Marsala a mantenere pochi metri quadrati di verde già esistenti nelle scuole.
Per mantenere Marsala bella bisognerebbe offenderla di meno e basterebbe poco più di un milione di euro per arricchirla di verde quanto basta per farla sembrare ancora più bella allo sguardo dei visitatori ai quali sicuramente il nuovo assetto di Porta Mazara o di Porta Nuova può far solo ridere.
Chi vi abita, lavori che si protraggono nel tempo, in ogni caso,allontanano dalla nostra vita le abitudini e la serenità, ma a chi lavora, a chi ha negozi, il danno che fanno in un momento di crisi come questa sono assolutamente incalcolabili se pensiamo che l’economia vive dal movimento del denaro e dunque del commercio che entrando in crisi uccide l’economia di interi nuclei familiari.
Per fare vivere l’edilizia c’è “tant’altro” da fare. Rendere agibili alcune strade di campagna, abbandonate dalla manutenzione da decenni, ripristinare edifici pubblici, anche quelli di culto, incentivare il recupero di edifici del centro storico, non distruggere distese di terra per realizzare aree artigianali con progettualità che non possono attirare neanche chi vuol fare artigianato o piccola industria avendo grandi risorse economiche, per come sono state programmate e realizzate, da far pensare a noi gente della strada che forse chi li ha realizzati di giorno in giorno ha operato senza un progetto preordinato, senza testa ne coda, ma scusatemi noi gente della strada siamo degli ignoranti, nel senso che ignoriamo ciò che la politica e certe amministrazioni hanno come obiettivo: realizzare opere anche inutili e mal fatte pur di muovere certi interessi.
Giacomo Dugo.