Bocciato però a voto segreto un emendamento che avrebbe introdotto la doppia preferenza di genere ovvero si sarebbero potuti dare due voti purché assegnati a un uomo e a una donna. La norma era stata presentata dalle tre deputate Giulia Adamo (Udc), Marianna Caronia (Pid) e Concetta Raia (Pd), e sponsorizzato dalle associazioni femminili. Il via libera al resto della riforma è giunto dopo settimane di scontri e trattative fra maggioranza e opposizione. Il punto centrale del ddl, che entrerà in vigore dal 2012, è l’introduzione del doppio voto confermativo per il candidato al consiglio e per quello alla carica di sindaco o di presidente della provincia. Dunque si mantiene un’unica scheda ma si supera l’ ‘effetto trascinamento’ che – in assenza di esplicita indicazione – spostava automaticamente sul candidato sindaco collegato il voto assegnato ad un candidato consigliere della stessa coalizione.
La riforma introduce poi altre novità: la sfiducia al sindaco, così come quella al presidente del consiglio comunale, dovrà essere votata dai 2/3 dei consiglieri; sarà obbligatoria la presenza delle donne in giunta, e almeno un quarto delle liste elettorali dovrà essere composto da donne; la metà della giunta potrà essere formata da consiglieri senza che questi abbiano l’obbligo di dimettersi (scompare dunque per la metà degli assessori l’incompatibilità con la carica di consigliere); nei comuni fra i 10 e i 15 mila abitanti si introduce il sistema proporzionale a turno unico. Si prevede inoltre l’elezione diretta dei presidenti delle circoscrizioni e si istituisce la ”Consulta dei migranti”. Si interviene anche sui premi di maggioranza nei piccoli comuni: viene rafforzata la maggioranza consiliare che sostiene il sindaco eletto. Manca ancora il voto finale alla legge.