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15/03/2011 07:42:00

Scrive Vincenzo, sul Podere Badia, la scuola, la cementificazione....

Ma stiamo scherzando? Che cultura è quella del cemento? Ma la sinistra lo sa? Ah…già….la sinistra….Anche da voi mi aspettavo una battaglia, invece avete gettato il sasso e nascosto subito la mano….
Vincenzo


Gentile corrispondente,
Sulla vicenda della volontà della Provincia Regionale di Trapani di costruire un campus scolastico all’interno del Podere Badia ho sentito volare molte opinioni, ma ho visto, purtroppo, poche carte.
Nessuno tocchi il Podere Badia, ho sentito dire. Già. E ci mancherebbe altro. Magari chi lo dice neanche ci è mai stato, in quel posto. Ma lo slogan è questo: nessuno tocchi il podere Badia. Nel frattempo però paghiamo circa 3000 euro al giorno di affitti per le scuole che non abbiamo. La non – edilizia scolastica ha arricchito a Marsala, come altrove, poche e ben note famiglie. Ecco perché costruire scuole credo che sia democratico.
Si mandino i ragazzi negli edifici che già ci sono e che non sono utilizzati, dalla base dell’aeronautica militare fino all’ex ospedale o il quasi ex Tribunale o i locali del Comune che ospitano ad un prezzo irrisorio l’Oviesse. Già, giusto. Però io ho avuto la fortuna di studiare in una scuola - scuola, cioè in un edificio nato e costruito e messo su per ospitare una scuola. E’ il Liceo Scientifico, a Marsala. Anche lì una volta era tutta campagna. Poi ci hanno fatto il Liceo. E penso che una cosa è studiare in una scuola con i laboratori, la palestra, l’atrio e le aule luminose e spaziose (oltre che a norma di legge), una cosa è studiare in una scuola ricavata in un ex ospedale come in un ex albergo come in un ex caserma. Ho girato molte scuole nell’ultimo periodo e ho visto che cambia radicalmente tutto tra una scuola-scuola e una scuola ospitata in qualche altra parte. Tutto. Costruire scuole è democratico anche per questo.
Non sto dicendo che sono favorevole alla costruzione di una scuola all’interno del podere Badia. Sto dicendo che, da cittadino, mi piacerebbe capire. Capire tante cose. E invece non mi è permesso. Non mi è permesso perché il Presidente della Provincia Turano ha annunciato le sue intenzioni ma non si è brigato di presentare finora alcun progetto alla città o alla stampa. Neanche uno schizzo, un disegnino. Non mi è permesso perché il rumore degli slogan ancora una volta ha scavalcato i contenuti.
Così per farmi convinto ho alzato il culo dalla sedia, ho preso la mia inseparabile bici, e sono andato al Podere Badia. D’altronde, è vicino casa. Mio padre mi ci portava, quando ero piccolo. Bello. Se ora vedessi il progetto potrei farmi un’idea e valutare se si tratta di cementificazione o di un uso intelligente del territorio. Purtroppo, non lo so.
Ma la mia gitarella è stata comunque istruttiva. Già che c’ero,infatti, sono arrivato anche a Villa Genna (chiusa a sorpresa senza che il Sindaco Carini ne sappia nulla) e al Borgo della Pace (la posa dell’ultima pietra della famiglia allargata Grillo è cosa di ieri).
E attraversando la città mi sono accorto di alcune cose.
Ad esempio, mi sono accorto di quanto sia vuota l’espressione “l’unico polmone verde della città” riferita al Podere Badia. L’avrò sentita mille volte negli ultimi sette giorni. Ma finiamola…. E’ una bella fattoria ma non è l’unico polmone verde di Marsala. Che ignoranza. Basta anche vedere su Google Earth. Accanto c’è il parco di Villa Favorita, e la pineta dell’Agrario, e l’area del’aeronautica, e Villa Genna, e le ciare, e la Madonna della Grotta, e il Parco Archeologico. Marsala ne ha, di polmoni verdi…. Manca il cervello, alla città. Ma i polmoni ci sono.
Però non è giusto toccare il verde e l’ambiente, mi dicono. Lo cantava anche Celentano quando era ancora in Via Gluk. Vero. Ma andando verso il Podere Badia che non si deve toccare mi sono accorto di quante ville, capannoni e palazzine siano sorte, nascoste alla vista, tra Via Trapani e la litoranea. Stessa cosa alla Spagnola, o dietro le saline. Cavolo, mi sono detto. Com’è possibile? Non possiamo costruire una scuola, ma possiamo costruire case e capannoni dove vogliamo?
Perché il vero cancro di Marsala è questo: non si può muovere una pietra di tutto ciò che è pubblico. In compenso chi è ricco e ha le amicizie giuste può fare quello che vuole, costruire, speculare, rivendere. Ci sono capannoni industriali in siti protetti, alberghi in zone di riserva, ville su letti di fiumi. La cazzuola è un diritto del privato, ed è invece proibita al pubblico.
E allora, il problema è costruire una scuola? O piuttosto è chi (come, dove e perché) a Marsala costruisce dove vuole, per poi magari affittare agli enti pubblici per metterci le scuole? Questa è una grande domanda. Una domanda responsabile e civile. Da elettore vorrei un partito o un politico che portasse avanti questo ragionamento. Fuori dagli slogan.
E andiamo avanti. Sono lungo, lo so. In queste settimane ho seguito da vicino i lavori per la redazione del piano strategico della città “Marsala 2020”. Ho studiato le relazioni, visto i contributi on line, partecipato a qualche incontro. Si parla di Marsala del futuro, devo stare attento.
Ebbene, tutte le proposte, purtroppo, manifestano una certa mentalità conservatrice – anche a sinistra, anzi, di più a sinistra – nei confronti della nostra città. Ho contato le parole più ricorrenti nei vari interventi: recupero, valorizzazione, riqualificazione. Recuperiamo i Capannoni Nervi, recuperiamo l’ex ospedale, valorizziamo la Salinella. Bene.
Proponiamo di recuperare tutto per fare ovunque centri culturali ovunque. Bene. Ma la cultura? Dovremmo essere stanchi di costruire contenitori vuoti che non vengono mai utilizzati.
Difendiamo l’esistente. Certo. Ma non si costruisce mai? Costruire è una cosa bellissima. Cementificare, deturpare, violentare il territorio chiaramente no. Ma perché dobbiamo vergognarci di costruire, di pensare un qualcosa costruito da noi, in questo tempo, qui, per la collettività?
Siamo prigionieri del presente, e anche un po’ del passato. Abbiamo paura di declinare la sola parola che serve per il futuro di Marsala ( e del sud): modernità. E quindi mobilità, infrastrutture, reti. Ci sembra offensivo. Ogni volta che si parla di modernità (come di merito) qualcuno arriccia il naso: arrivano i barbari! Meglio continuare con il vecchio adagio, per cui abbiamo da recuperare tutto, e da inventare nulla. Ma questo non è futuro, è rimasticare sempre la stessa storia e le stesse cose.
In conclusione. Non mi interessano le intenzioni di costruire una scuola. Vorrei invece che qualcuno mi spiegasse le cose. Che qualcun altro mi dicesse quali alternative ci sono. Anche questa è costruzione: un’idea, un confronto, un’immagine. Purtroppo, invece, ragioniamo per conservare, e parliamo per slogan.

Grazie dell'attenzione, e continui a seguirci.

Giacomo Di Girolamo
 



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