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08/03/2011 05:03:37

Scrive Nino Rosolia, sugli attacchi alla scuola pubblica di Berlusconi

Impedirle di favorire la crescita degli studenti da sudditi-consumatori a cittadini attivi.
E’ vero, come – sviluppando una tesi di Klemperer e intrecciandola con alcune, profetiche considerazioni di Orwell – dimostra nel suo bel saggio il magistrato-scrittore Gianrico Carofiglio: “La manomissione delle parole” è la cifra del Regno di Berlusconia. Ma, nel nostro caso, più che al sistematico stravolgimento del loro autentico significato, basta prestare attenzione alla scelta di determinati termini per capire fino in fondo qual è l’idea che il nostro Premier ha dell’istruzione e dell’educazione. Torniamo, quindi, alle affermazioni del ‘Re del Bunga-Bunga’. Ripensando agli Otto Miliardi di euro scippati alla Pubblica Istruzione e, per converso, ai lauti finanziamenti (sempre nel triennio 2008/2011) elargiti alla Scuola Privata, proviamo a confutare la stratosferica considerazione che, a quella Pubblica, riserva il Capo del Governo:
“... una scuola di Stato dove ci sono insegnanti che vogliono inculcare negli alunni principi contrari a quelli che i genitori vogliono inculcare ai propri figli”.
Al netto della calviniana leggerezza espositiva e dello splendido omaggio a secoli di cultura psicopedagogica, cosa intende dire l’allievo ‘deviato’ del Gran Maestro della P2?
Ritiene, lo Psico-Nano, che l’educazione di un ragazzo altro non sia se non il frutto bacato di una sorta di ‘singolar tenzone’ tra sulfurei ‘cattivi maestri’ e mefistofelici genitori-talebani, dove ‘The Winner is...’ chi riesce ad inculcare nella testa del discente i propri principi. Ecco spiegata, al colto e all’inclita, la ragione per cui, né al Presidente del Consiglio né alla sua Ministra neisecolifedele, gliene può ‘fregà de meno’ della Scuola Pubblica. La mission di quest’ultima, infatti, è agli antipodi rispetto a quella che gli vorrebbero assegnare il Presidente del Consiglio e la titolare del MIUR. Nobile e prioritaria finalità della Scuola – cui Calamandrei, addirittura, attribuisce il rango di organo costituzionale, poiché, alfabetizzando gli italiani, pone le pre-condizioni perchè la democrazia non svilisca nella parodia di sé stessa – non è travasare pensieri e principi altrui. Ma, al contrario, accompagnare lo studente verso la conquista decisiva: quella di imparare a pensare con la propria testa. Per ogni disciplina, per ogni argomento, per uno qualsiasi dei comparti dell’intero scibile umano, questo è l’ itinerario meraviglioso che, agli studenti italiani, quotidianamente viene proposto: partire dai dati di realtà, vagliarli criticamente consultando e mettendo a confronto le fonti più autorevoli e, finalmente, elaborare e produrre un pensiero autonomo. Che, aiutandoli a vivere da cittadini consapevoli nella ‘Società della Conoscenza’ li stimoli a fornire il loro originale contributo allo sviluppo economico e al progresso civile del nostro malcapitato Paese.
Tornando al “Piazzista”: perchè, per la Cenerentola della P.A., proprio ora il solenne encomio?
a) Per ingraziarsi (non certo le centinaia di migliaia di cattolici schifati dalla deriva etica, dal disastro antropologico, dalla mutazione genetica subita dal popolo italiano nel corso del Ventennio Berlusconiano, quanto) le alte gerarchie vaticane, magna pars della Scuola Privata, pronte a riesumare, per il Cav. Banana,l’antica pratica delle ‘Bolle di Componenda’.
b) Per raccattare un po’ di consenso, presso le masse di cattolici acritici, lesti a collocare nel dimenticatoio le ‘rubyconde pratiche’ del Capo del Governo, in cambio di una legge sul biotestamento, confezionata secondo i dettami di Santa Madre Chiesa.
c) Per togliere spazio, sui giornali, alle vicende legate alla ripresa dei Quattro-Processi-Quattro che, nei prossimi giorni, ‘obtorto collo’, il Premier dovrà fronteggiare, al cospetto delle toghe rosse, asserragliate nel kafkiano Palazzo di Giustizia milanese.
E, ancora: quale retropensiero le parole del Sultano lasciano trapelare, quale disegno osceno disvelano, quale concezione della funzione educativa propugnano?
Senza scomodare McLuhan o Umberto Eco, è presto detto.
L’uso del verbo “inculcare” associato alle finalità formative, rimanda ad una visione dell’azione didattica ed educativa intesa come scellerato mix di pratiche da ‘Minculpop’ e indottrinamenti di stampo zdanoviano.
Il Cav. Banana, i suoi cortigiani, gli interessati sodali pensano, in buona sostanza, che ‘educare’ significhi ammannire verità precotte ad iloti pronti a tutto per il loro Capo Venerato.
Idea tanto luminosa da riportare in auge l’aforisma che Voltaire, nel suo ‘Dizionario Filosofico’, dedica alla scuola: “Bella istituzione, questa, che sforna i cretini di domani”.
No, patetico Signor B., Principe degli Imbonitori, la Scuola Pubblica (pur con tutti i suoi limiti, i non pochi difetti, le responsabilità dei governi d’ogni colore) è stata ed è ancora il luogo eletto ove si apprendono le regole della convivenza civile. Si impara a rispettare l’‘Altro’ e le sue opinioni. Si cresce, nel continuo, dialettico confronto tra Weltanshauung le più lontane tra loro ma, proprio per questo, capaci di concorrere ad una formazione fondata sul pluralismo delle idee, sul piacere della scoperta, sulla faticosa ma decisiva conquista della autonomia intellettuale. Conditio sine qua non, quest’ultima, per diventare i futuri cittadini non indifferenti ma partecipi delle sorti della ‘Res Pubblica’.
E allora: docenti, genitori, studenti, gutenberghiani di stretta osservanza e ferventi adepti del ‘popolo del web’: il 12 Marzo così come accadrà in altre centinaia di piazze italiane, non è forse il caso che, pure noi, qui a Marsala, si urli chiaro e forte: “Giù le mani dalla scuola pubblica”?
Se son rose...
G. Nino Rosolia
“LiberaScuola”
 



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