Sappiamo che dal Vangelo Gesù si rifiutò di trasformare le pietre in pane, “perché non di solo pane vivrà l’uomo ma da ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Nella prospettiva cristiana la nostra prova dovrebbe essere quella di vivere un tempo di preghiera ma soprattutto di vicinanza a chi sta peggio di noi. Almeno per quello che riguarda la nostra sfera di rapporti dovrebbe essere fatto sempre e non solo per questo tempo liturgico.
Il tempo liturgico è però un tempo dove la Parola viene fatta vivere come messaggio di ricerca interiore e dove la possibilità di incontro con il trascendente sia seguito da una attiva missione cristiana di seguire alle parole e ai fatti. A differenza dell’amore passionale ed egoista la carità (agapé) è un amore che vuole il bene altrui. Infatti san Paolo in 1Corinzi 1-3 scrive: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna”.
La carità è vista quindi come il dono supremo di amore che trascende se stessi in una prospettiva di amore nell’altro e mai a fini personali. Con l’augurio che sia per tutti un tempo di pace e di speranza.