di straordinario nel Parco Archeologico di Marsala vi sono cose che non necessitano di alcuno scavo per esser osservate: straordinario è certamente il numero di dichiarazioni e di buoni propositi enunciati da parte di chi ne detiene la potestà scientifica, politica e progettuale senza che poi ad esse siano seguiti tangibili risultati. Da un decennio si susseguono bandi pubblici e saggi di scavo che, a leggere bene, coinvolgono sempre gli stessi professionisti e le stesse persone. Ad ogni nuova scoperta, seguono titoli sulla stampa locale che con ringraziamenti e complimenti lodano le prime donne ed i primi uomini del realizzando Parco. Oggi nuovamente si apprende del rinvenimento di un impianto termale e di un tratto di un ingresso monumentale. Mi stupisco di come si possa dichiarare eccezionale un tale importante rinvenimento! E’ chiarissimo che siamo di fronte ad una zona ad altissimo potenziale archeologico, del resto gli scavi iniziati nel 1939 con la scoperta di un edificio di pregio, hanno sempre indicato l’area come una delle zone pubbliche e private maggiormente ricche della antica Lilibeo.
Di eccezionale vi è invece l’incuria e l’abbandono in cui versa il Parco; eccezionale è la limitatezza delle aree scavate, dovuta a mio avviso anche ad un mancato coinvolgimento di altri archeologi, che avrebbero potuto ampliare le zone indagate. La gelosia mal si concilia con l’avanzare delle conoscenze, il voler aver sempre la direzione, il controllo sui lavori, non contribuisce certo ad uno scambio di opinioni, a volte anche sostenuto, ma sempre utile al fine di avvicinarsi il più possibile alla giusta interpretazione delle evidenze. Mi è stato riferito di tesi di dottorato sulla città di Marsala, che sono ferme da anni perché non si concede al dottorando di accedere al materiale, che essendo inedito, viene appunto gelosamente custodito; peccato che sia inedito da 20 anni!
I giovani archeologi, con competenze e conoscenze avanzate circa l’uso delle moderne tecniche di indagine archeologica, geofisica o di interpretazione dei dati attraverso software avanzati, sono costretti a rimanere al margine della ricerca, occupandosi spesso di tutt’altro, dovendo però osservare il continuo imbrodarsi di chi, avendo forse paura del confronto, impedisce loro di poter apportare aria nuova e rinnovate energie nel progresso delle conoscenze circa la storia della nostra città.
Una gallina dalle uova d’oro il nostro Parco Archeologico, che finche non sarà ultimato, avrà modo di esser oggetto di bandi, gare, saggi di scavo e concorsi di idee, ai quali attingere a mani piene! E poi proprio a guardare bene, ma senza in effetti sforzarsi troppo, ho la sensazione che le opportunità offerte dal Parco, possano diventare ereditarie, come nelle migliori tradizioni.
Davvero adesso basta, largo alle nuove idee ed alle nuove generazioni, che forse, potrebbero far meglio, se solo ne avessero l’opportunità.
Dott. Davide Del Puglia, archeologo.