che secondo un progetto approvato dalla Regione dovrebbe ospitare un Museo del Vino e un'enoteca, assumendo un ruolo strategico nella promozione delle produzioni locali. Il palazzo, in realtà, doveva essere pronto e restituito, nella sua nuova veste ai marsalesi, il 9 luglio del 2009, ma non è stato completato e i lavori in corso – avviati nel 2001 e portati avanti tra periodi fruttuosi e lunghe interruzioni – sono fermi da mesi. La storia di palazzo Fici la conosce bene l’architetto Sebastiano Li Vigni che, assieme all’architetto Carla G
iustolisi, fu direttore dei lavori per il recupero e il restauro dell’immobile su incarico dell’allora amministrazione Lombardo. Lavori iniziati e portati avanti con la disponibilità di 4 miliardi delle vecchie lire, insufficienti per la realizzazione definitiva del Museo, ma utili intanto a mettere il,palazzo totalmente in sicurezza e a completarne il prospetto esterno con l’installazione delle luci e di ogni altro impianto capace di ospitare un grande e qualificato edificio. L’architetto Li Vigni rimase, per un breve periodo, unico direttore dei lavori, quando Carla Giustolisi fu nominata assessore e fece il necessario passo indietro rispetto alla progettazione del palazzo. Il primo stralcio dell’opera, comunque, fu inaugurato nel 2004, durante l’amministrazione guidata da Eugenio Galfano < e i lavori furono consegnati con ben 60 giorni di anticipo rispetto al termine previsto – dice Li Vigni – e con un risparmio di circa 40 milioni di lire sulla somma inizialmente richiesta>. Un ottimo risultato, che lasciava ben sperare per il futuro di questo prestigioso sito, per il quale i due professionisti avevano lavorato attuando idee che avevano riscosso apprezzamenti anche da parte della Soprintendenza di Trapani. . E’ amareggiato Li Vigni, che sottolinea come in realtà il risparmio per il Comune non c’è, che il progetto originario è stato stravolto e che sono state apportate delle varianti per cui altri tecnici dovranno essere pagati, e che la città a distanza di anni rimane privata di quel bene tanto atteso dalla collettività, incompiuto a causa di una cattiva programmazione.
Carlo Rallo