Ed è la domanda lanciata dalle donne italiane che si riuniranno nelle piazze di tutta Italia per la mobilitazione al femminile (
qui il sito dell’evento) fissata per oggi, domenica 13 febbraio.
Diverse le piazze delle grandi città che ospiteranno le manifestazioni (
qui l’elenco completo con tutti gli appuntamenti).
La mobilitazione è partita a fine gennaio e ha raccolto moltissime adesioni, in costante crescita. Da Franca Rame e Dario Fo alla direttrice dell’Unità Concita De Gregorio e Miuccia Prada, fino a Sabina Guzzanti e Lidia Ravera.
Per la politica ci sono Rosy Bindi (Pd) e Giulia Buongiorno (Fli); per il mondo del cinema Margherita Buy, Angela Finocchiaro, Laura Morante e Angela Finocchiaro.
L'appello parla chiaro e nasce come un rigurgito di fronte all'ennessimo scandalo, ribatezzato “Rubygate” o “bunga bunga”, a seconda del caso, che vede le donne direttamente coinvolte.
"In Italia – chiariscono le organizzatrici della manifestazione - la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari".
Non si può più accettare, dicono le promotrici, "una cultura diffusa che propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici".
"Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano - dicono ancora - stanno inquinando la convivenza sociale e l'immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione. Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza".
Le donne oggi continuano a vivere una situazione di costante difficoltà e antica discriminazione, in una quotidianità complessa, che porta la questione di genere ad essere sempre e pesantemente presente.
Dalle difficoltà sul lavoro, passando per quelle della maternità fino ad arrivare alla violenze subite e al rapporto uomo – donna.
"Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile".
Nelle intenzioni delle promotrici si va dunque ben oltre la squallida questione del Presidente del Consiglio e delle differenti realtà femminili che hanno accolto la proposta anche criticamente.
Si tratta infatti di riparlare e riconsederare tutta la questione delle donne e della loro condizione in questo paese.
Un concetto che viene espresso con chiarezza nel vademecum della mobilitazione stessa: "la manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, contro altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive. I cartelli o striscioni ne terranno conto. La manifestazione è fatta per esprimere la nostra forza e la nostra determinazione".
Ed è anche per questo che non sono bene accetti simboli politici o sindacali nei cortei.
“Vogliamo che sia rispettata la nostra trasversalità”: si legge tra le “regole” della manifestazione.
La mobilitazione è promossa dalle donne, ma sono benvenuti anche gli uomini.
Anche perché in questi lunghissimi dibattiti televisivi, se la questione femminile è stata accennata ma mai approfondita - chiedendosi solo come ne uscisse l'immagine della donna - sarebbe ora che anche gli uomini si domandassero come ne esce pure la loro, di immagine.