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01/02/2011 06:45:40

La condanna di Messina Denaro e Grigoli. I commenti di Alfano e Pompeo

  Distribuzione, che ha visto la condanna a 27 anni per il boss latitante Matteo Messina Denaro e a 12 anni per l’imprenditore Giuseppe Grigoli, ex gestore dei punti vendita Despar nella Sicilia ha così commentato : “ Voglio complimentarmi con i magistrati e con gli organi inquirenti per il lavoro volto in questi anni - afferma Pompeo- così come non posso esimermi dal complimentarmi con gli amministratori giudiziari che hanno sin qui gestito egregiamente le attività commerciali dell’imprenditore Grigoli garantendo la continuità lavorativa a centinaia di dipendenti. Se è vero come è vero che i capitali investiti erano in odor di mafia, non si può tacere del fatto che grazie alla meritoria opera dello Stato si è riusciti a sottrarre al giogo mafioso delle attività riportandole sul binario della legalità- continua il sindaco- questo deve essere il principio cardine della confisca dei beni ai mafiosi, quello di consentire attraverso un corretto utilizzo degli stessi, la vittoria dello Stato che riesce, attraverso i suoi amministratori a preservare centinaia di posti di lavoro , in anni in cui la crisi sta attanagliando il mercato del lavoro.”

 

14,00 - 'La condanna inflitta ieri dal tribunale di Marsala a Matteo Messina Denaro e a Giuseppe Grigoli assesta un ulteriore micidiale colpo a 'cosa nostra' sul fronte dell'espropriazione dei beni illecitamente accumulati e nel solco della legislazione voluta da questo esecutivo''. E' quanto afferma il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.

''Assieme alla pesante pena detentiva - specifica il Guardasigilli -, il tribunale ha infatti confiscato a Grigoli un patrimonio di oltre 200 milioni di euro, vera e propria cassaforte di Messina Denaro e di 'cosa nostra' a Trapani.

Esprimo vivo compiacimento per una sentenza che da' il meritato riconoscimento a un'indagine della DIA, dello SCO e della GDF, diretta, tra gli altri, dall'allora sostituto procuratore della DDA di Palermo, Roberto Piscitello, oggi in servizio presso il mio Dicastero e dei cui consigli, in materia antimafia, mi avvalgo spesso''.

''Questo Governo - conclude il ministro Alfano -, attraverso la ridefinizione delle misure di prevenzione, oggi possibili in casi molto piu' ampi che non in passato, ha dato forza ai magistrati che hanno avuto la sensibilita' di intuire quanto al mafioso faccia piu' male la sottrazione di un bene che la galera''.

10,00 - Come abbiamo raccontato nella nostra diretta di ieri, il tribunale di Marsala ha condannato a 27 anni e un mese di carcere il boss latitante Matteo Messina Denaro e a 12 anni l’imprenditore Giuseppe Grigoli, ex gestore dei punti vendita Despar nella Sicilia occidentale. Entrambi sono accusati di associazione mafiosa. Ritenuta la continuazione con una precedente condanna inflitta al capomafia e passata in giudicato, i giudici hanno per lui rideterminato la pena da scontare in complessivi 30 anni di reclusione. Grigoli, secondo l’accusa, avrebbe accumulato un patrimonio di centinaia di milioni di euro, investendo nei supermercati il denaro delle cosche trapanesi e, in particolare, del padrino di Castelvetrano, suo compaesano, e socio occulto.

I giudici hanno, disposto inoltre la confisca di beni per oltre 250 milioni di euro intestati all’imprenditore, ai suoi familiari e a prestanomi, già oggetto di sequestro penale. Sul patrimonio milionario dell’imputato grava inoltre un procedimento di prevenzione nato da un altro maxi sequestro di beni del valore di oltre 500 milioni di euro. I pm della Dda di Palermo avevano chiesto la condanna dell’imprenditore a 15 anni di carcere, mentre per Messina Denaro erano stati chiesti 8 anni in continuazione con una precedente condanna. Grigoli è stato arrestato a dicembre 2007. All’associazione antiracket di Trapani, costituita parte civile, il tribunale ha liquidato 50mila euro a titolo di risarcimento del danno. L’inchiesta che ha portato al processo venne condotta dal pm della dda di Palermo Roberto Piscitello. A sostenere l’accusa in giudizio sono stati i pm Carlo Marzella e Sara Micucci.

Da titolare di una modesta bottega di alimentari, Grigoli ha costruito un vero impero. L’anno della svolta, per lui, secondo gli inquirenti, fu il 1974, quando un incendio, certamente doloso, gli distrusse il negozio. Fu allora che l’imprenditore avrebbe scelto i suoi referenti criminali e sarebbe passato dalla parte di Cosa nostra. In 30 anni il commerciante di Castelvetrano di strada ne ha fatta: ha spazzato via la concorrenza in mezza Sicilia, ha gestito in regime di sostanziale oligopolio la rete della distribuzione alimentare, ha aperto decine e decine di negozi Despar, tanto da meritare il soprannome di ‘re dei supermercati’. La prova dei suoi legami con le cosche, a dire dei pm, sarebbe addirittura cartacea. Nell’ultimo covo del boss di Corleone Bernardo Provenzano sono stati trovati una serie di pizzini in cui Messina Denaro si dava un gran da fare per tutelare gli interessi di Grigoli, dimostrando di conoscere a menadito addirittura la contabilità di un suo sperduto supermercato di Ribera, nell’agrigentino. Insomma, l’imprenditore sarebbe il “cassiere” del clan di Trapani, avrebbe riciclato il denaro sporco di Cosa nostra e dato lavoro, inoltre, a centinaia di persone vicine alla mafia o raccomandate dagli uomini d’onore.