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29/01/2011 14:08:51

Inaugurato l'anno giudiziario a Palermo e in tutta la Sicilia

Crescono anche le violenze sessuali e i reati di pedofilia. Ancora elevati i procedimenti per spaccio e traffico di droga, come pure i reati societari e di bancarotta e usura. È l’allarmante quadro della criminalità nel distretto giudiziario di Palermo illustrato dal presidente della corte d’appello Vincenzo Oliveri nella sua relazione introduttiva della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

I DATI - Tra l’1 luglio 2009 al 30 giugno del 2010 si sono verificati 102 omicidi (32 in più dell’anno precedente). Il maggior numero dei delitti è stato commesso a Palermo e Trapani. Il presidente ha ricordato l’efferato e ancora irrisolto assassinio del penalista palermitano Enzo Fragalà. Gli omicidi colposi registrati sono stati 1089 contro i 221 dell’anno scorso. Ottantasei legati a incidenti stradali; 16 per infortuni sul lavoro. I furti sono passati da 30mila a 34mila, mentre sono lievemente calate le rapine (2301 contro le 2814 di un anno fa). Una vera impennata l’hanno avuta i danneggiamenti passati da 3501 a 10mila. Il presidente ha inoltre sottolineato la gravità dei reati contro la pubblica amministrazione. Dalle indagini, ha detto, emerge «un crescente, desolante quadro di illegalità diffusa nella gestione della cosa pubblica». I reati di questo genere sono passati dai 771 ai 2280. Oliveri ha espresso preoccupazione per «il numero sempre più rilevante degli abusi su minori.


«TROPPI ATTACCHI ALLE TOGHE» - Ma nel discorso inaugurale del presidente della Corte d'Appello c'è anche tanta attualità: Oliveri ha bocciato il cosiddetto processo breve che, a suo parere, «realizza un vero e proprio colpo di spugna, assicurando una completa impunità per i tipici reati della criminalità dei colletti bianchi», e, aprendo il suo intervento, ha stigmatizzato il «crescendo di insulti e di gravissimi attacchi all’indipendente esercizio della funzione giudiziaria, ampliati da inusitato clamore mediatico». «È stato preannunciato», ha detto, «un progetto di riforma costituzionale ben definito il cui risultato, se dovesse avere successo, avrebbe l’effetto di frantumare i principi del costituzionalismo moderno, come la separazione dei poteri, l’eguaglianza dinanzi alla legge e il primato delle libertà fondamentali, a cui presidio sono posti gli organi di garanzia, tra i quali la Corte Costituzionale e la Magistratura. Noi, accusati da anni di usare a fini di lotta politica le prerogative connesse alla funzione di magistrati, la supercasta», ha continuato, « siamo qui oggi per testimoniare il nostro impegno, ad offrire un servizio giustizia degno di questo nome».

DI MATTEO ATTACCA IL MINISTRO - Sullo stesso tema, poi, il pm Nino Di Matteo, presidente della giunta distrettuale dell’Anm, ha criticato duramente il ministro della Giustizia Angelino Alfano, anche lui siciliano: «Nessuna reazione, in questo clima di insulti e dileggio dei giudici è arrivata dal ministro della giustizia che col suo assordante silenzio ha fatto crescere disagio e disorientamento nella magistratura. Da certi esponenti delle istituzioni», ha aggiunto, «ci saremmo aspettati condotte diverse e invece c’è stato solo un adeguamento alla volontà del "sovrano".

«POCHI MAGISTRATI» - Oliveri ha anche denunciato forti carenze nell'organico dei magistrati siciliani: se alla Corte d’Appello mancano 10 giudici, con un tasso di scopertura del 15,87%, va un po' meglio alla Procura Generale in cui i posti vuoti sono 2. A star peggio, per quanto riguarda i Tribunali del distretto sono Trapani e Marsala con una scopertura del 20% . Seguono Agrigento e Termini Imerese, con una scopertura del 18%, Sciacca del 10 e Palermo del 9,60. Non stanno meglio le Procure della Repubblica: a Palermo mancano 17 pm, con una scopertura del 23,61%;ad Agrigento 5 (33,33%), a Trapani 4 (30,77%), a Marsala 4 (44,44%) a Termini 5( 50,00%) a Sciacca 3 (60,00%).

MAFIA - Infine Olivieri ha sottolineato che «Cosa nostra continua ad esercitare il suo diffuso, penetrante e violento controllo sulle attività economiche, sociali e politiche del territorio», dando atto però dei grossi successi dell’ultimo anno nella lotta alla mafia, citando gli arresti di pericolosi latitanti palermitani come Mimmo Raccuglia e Giovanni Nicchi e come gli agrigentini Gerlandino Messina e Giuseppe Falsone.