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24/01/2011 23:48:54

Oggi l'anniversario dell'omicidio di Ciaccio Montalto

"Oltre ad aver condotto indagini sul traffico internazionali di droga, fu il primo magistrato ad applicare la legge La Torre ed a mandare la polizia giudiziaria dentro i santuari della finanza sporca", dice il presidente del Consiglio provinciale di Trapani, Peppe Poma, che  oggi deporrà una corona d'alloro a Valderice, in via Carollo, luogo del delitto.

Sarà presente, insieme ai rappresentanti delle istituzioni, una delegazione di studenti della locale scuola Media “Giuseppe Mazzini”. Proprio agli studenti, in particolare, è rivolta la lettera del sindaco di Valderice, Camillo Iovino, nella quale esorta le giovani generazioni a coltivare l’esercizio della memoria. Un dovere civico ma insieme anche un diritto “perché – spiega il sindaco – l’oblio può divenire strumento per annacquare insieme al ricordo anche le coscienze”.
Nella lettera agli studenti Iovino, esercitando la memoria collettiva di Valderice, accosta alla figura di Giangiacomo Ciaccio Montalto quelle di altri uomini, valdericini, o cittadini adottivi di Valderice, assassinati dalla mafia: il carabiniere Pietro Morici, il giornalista e sociologo Mauro Rostagno, il sindaco Sebastiano Bonfiglio.
Iovino nel chiudere la lettera agli studenti Valdericini, citando Sciascia, ricorda che con tutte le sue contraddizioni di natura culturale, economica, sociale, politica, «La Sicilia è stata, e resta, il banco di prova della democrazia italiana».
Di seguito il testo della lettera agli studenti: 

Care ragazze, cari ragazzi,
il prossimo 25 gennaio sarà il 28° anniversario dell’assassinio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, ucciso dai sicari della mafia proprio a Valderice, nel nostro comune. Ogni anno celebriamo questa ricorrenza e temo sempre, nel mio intimo, che questo esercizio di memoria, pure doveroso da parte delle Istituzioni, rimanga solo un evento commemorativo.
Ecco perché, con particolare premura, mi rivolgo a tutti voi, che neppure eravate nati in quegli anni; ecco perché, ritengo che, grazie a voi, sia possibile un sano ribaltamento di ruoli.
Mi rivolgo a voi perché la forza del vostro entusiasmo giovanile, la vostra naturale tensione ideale, il vostro innato senso della giustizia, la vostra capacità di esprimere sincera solidarietà, siano per noi adulti un esempio.
Ecco! Desidero che voi siate, con la purezza dei vostri valori, da modello a noi adulti.
Nell’invitarvi a ricordare Giangiacomo Ciaccio Montalto, insieme a tutti noi, il Comune, questa città, questa società vi consegnano un importante testimone ed insieme anche una responsabilità: la passione civile per la difesa dei valori della democrazia, della libertà e, aggiungo considerato anche la particolare ricorrenza del 150 anniversario dell’unità d’Italia, del valore dell’unità nazionale.
Tutti valori che la mafia, come ogni altra criminalità organizzata nel nostro Paese, mina alle fondamenta condizionando tutti noi; condizionando l’economia, controllando il libero mercato, determinando vincoli di vantaggio per pochissimi e di svantaggio per tutti gli altri, riducendo, quindi, i nostri spazi di democrazia e di libertà, avvelenando il clima della civile convivenza.
Contro tutto ciò combatteva Giangiacomo Ciaccio Montaldo, esercitando con intelligenza, coerenza, onestà intellettuale, il suo mestiere di magistrato. Contro tutto ciò lottava, adempiendo al proprio dovere il nostro concittadino, il carabiniere Pietro Morici. Contro tutto ciò si scontrava ogni giorno con le sue parole il giornalista e sociologo Mauro Rostagno. Contro tutto ciò aveva esercitato ogni sforzo di contrasto politico ed amministrativo il sindaco Sebastiano Bonfiglio.
Contro chi ha ridotto gli spazi di libertà e la terra nella quale fare crescere i loro figli, hanno lottato i contadini e gli operai di Valderice per tutti i primi sessant’anni del ‘900.
«La Sicilia – diceva uno dei massimi intellettuali della nostra terra, forse il più siciliano ed insieme il più europeo – è stata e resta il banco di prova della democrazia italiana. E il fallimento constatato nell’effettuale realtà della Sicilia , coinvolge, per me, tutti gli elementi, le forze, i princìpi della vita democratica italiana».
Così Leonardo Sciascia rispose ad un giornalista dell’Unità su un tema, quello politico e sociale, nel corso di una intervista - conversazione di alcuni anni fa.
Argomento, quello della «Sicilia come metafora», ancora attuale e di rilevante interesse politico, oltre che culturale.
L’esercizio della memoria, doveroso per combattere la mafia, è, insieme ai fondamentali insegnamenti della scuola pubblica ed al rispetto della legalità, uno degli strumenti che noi adulti vi consegniamo per comprendere meglio e quindi modificare la realtà, e quella siciliana in particolare, che tra pochi anni affronterete da giovani donne e da giovani uomini.
 
Camillo Iovino