19,00 - Il primo ministro tunisino Mohammed Ghannouchi ha assunto i poteri presidenziali ad interim, dopo che il presidente Zine El Abidine Ben Ali ha lasciato la Tunisia. Lo riferiscono fonti ufficiali.
BEN ALI FUGGE ALL'ESTERO . Il presidente lascia la Tunisia. Secondo Al Jazira il potere ad interim in Tunisia è stato assunto dal presidente del Parlamento.
18,30 - L'esercito tunisino presidia l'aeroporto di Tunisi, lo spazio aereo e' stato chiuso. Lo riferiscono fonti dell'autorita' aeroportuale locale.
18,00 - Il governo tunisino del presidente Zine al-Abidine Ben Ali ha annunciato l'imposizione dello stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, e ha ampliato il coprifuoco gia' in vigore: d'ora in poi scattera' dalle 17, non piu' dalle 20, e durera' fino alle 7 del mattino anziche' fino alle 7.Le forze di sicurezza sono inoltre state autorizzate ad aprire il fuoco contro chiunque non obbedisca agli ordini, ed e' stato introdotto il divieto di assembramento quando superi le tre persone. Poco prima Ben Ali, oltre a destituire il sindaco di Tunisi, aveva sciolto l'esecutivo, riaffidandone peraltro la guida al premier Mohamed Ghannouchi; nuove elezioni saranno inoltre indette entro sei mei .
L'intervento di Zine al-Abiodine Ben Ali non e' riuscito a riportare la calma in Tunisia. All'indomani del discorso d'apertura fatto dal 'rais', ritrasmesso in piena notte dalla tv pubblica, i manifestanti sono di nuovo scesi in piazza a Tunisi come nelle citta' di provincia, per chiedere le sue dimissioni. Al grido di "Ben Ali, vattene", "Ben Ali, ne abbiamo abbastanza", alternando gli slogan ai canto dell'inno nazionale, migliaia di manifestanti sono riusciti ad arrivare davanti al ministero dell'Interno. Il corteo, che inizialmente contava poche decine di persone radunatesi dinanzi alla prestigiosa sede del sindacato UGTT, si e' presto gonfiata nonostante la massiccia presenza di poliziotti.
Dopo poco piu' di mezz'ora, la manifestazione era confluita nel viale Habib Bourghiba, dove c'e' la sede del ministero dell'Interno. La polizia ha creato un cordone, ma non e' riuscita a impedire ai manifestanti di raggiungere la sede del dicastero. I manifestanti chiedono le dimissioni di Ben Ali e l'allontanamento de Trabelsi, la potente famiglia della First Lady. Seguendo gli ordini dati da Ben Ali di non sparare, la polizia non e' intervenuto e fino a questo momento non ci sono stati disordini. Il lancio di una pietra verso l'edificio da parte di un contestatore e' stato fischiato dalla folla. I sindacati hanno anche convocato uno sciopero generale per oggi. Intanto Al Qaeda cavalca la protesta e, in un video di 13 minuti diffuso su Internet, ha incitato alla rivolta contro il "faraone", messo al potere dai "crociati".
Giovedi' sera il capo dello Stato tunisino ha tenuto un discorso dai toni concilianti, in cui si e' impegnato a "profondi cambiamenti" politici ed economici, ma evidentemente non e' bastato. Nell'allocuzione, pronunciata per la prima volta nel dialetto locale invece che in arabo classico per essere compreso da tutti, Ben Ali ha promesso, tra l'altro, di non ripresentarsi nel 2014, di abbassare il prezzo dei beni di prima necessita', ha assicurato maggiore liberta' di informazione e promesso una commissione indipendente per chiarire gli eventi delle ultime settimane: 21 morti "ufficiali", piu' di 60 secondo i sindacati e le organizzazioni a tutela dei diritti umani (e secondo fonti mediche non confermate, 13 dimostranti uccisi solo giovedi').