A sancire che anche l'Italia dovra' cambiare rotta sul tipo di buste in cui portare la spesa e' il divieto di commercializzazione dei sacchetti non biodegradabili, un divieto confermato dall'assenza nel Milleproroghe di un ulteriore slittamento del provvedimento. Lo stop agli shopper di plastica era infatti previsto nella Finanziaria 2007 e avrebbe dovuto scattare gia' a gennaio 2010 ma una proroga lo ha fatto rimbalzare di un anno, a gennaio prossimo insomma.
E questa volta sembra proprio senza alcun ripensamento. Da domani, quindi, negozi, supermarket o mercatini non potranno piu' dare i tradizionali 'shopper' di plastica per portare spesa e prodotti e gli ambientalisti esultano sottolineando anche il proprio plauso al ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che, in Consiglio dei ministri, ha messo la parola fine alla querelle delle sportine. "Al ministro Prestigiacomo va il nostro plauso per aver scongiurato una ulteriore proroga allo stop alle buste di plastica" afferma il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. "Tra ordinanze di Comuni virtuosi, come Torino, e iniziative volontarie della grande distribuzione, nel nostro Paese -avverte Cogliati Dezza- la rivoluzione dello stop ai sacchetti di plastica e' pero' gia' in corso". Ecco come si stanno organizzando gli italiani, anche a fronte dell'incertezza sulla sorte delle scorte di buste di plastica che ancora rimangono nelle nostre case. In vista dello scoccare della mezzonotte, il 73% degli italiani afferma di preferire la sportina riutilizzabile, il 16,2% sceglie il sacchetto in bioplastica, mentre il 10,4% riferisce che adottera' la busta di carta.
A tracciare il dopo shopper e' il risultato di 'Vota il sacco', il simbolico referendum effettuato da Legambiente davanti ai supermercati della grande distribuzione per chiedere ai consumatori cosa utilizzeranno al posto della plastic bag, in disuso a partire dal prossimo anno. L'iniziativa nell'ambito di 'Ridurre si puo'', la campagna di Legambiente per la Settimana Europea dei rifiuti, di cui l'associazione e' promotrice, ha raccolto 19.723 voti in 98 'seggi' nelle piazze e nei supermarket di 80 comuni italiani. Il risultato delle urne elettorali ha visto il 73,4% dei cittadini preferire la borsa riutilizzabile, mentre il 16,2% sceglierebbe il sacchetto in bioplastica ed infine il 10,4% adottera' la busta di carta. Mettendo a confronto le alternative possibili alla vecchia busta di plastica, l'ipotesi piu' conveniente a livello economico e ambientale, sottolinea la Legambiente, e' il sacchetto riutilizzabile.
I sacchetti di carta e di plastica biodegradabile, invece, suggerisce l'associazione ambientalista, sono validi principalmente come soluzione d'emergenza ma non come alternativa monouso, anche se sono sempre preferibili alla plastica. I sacchetti in bioplastica, infatti, sono riutilizzabili e sono utili per tutte le frazioni di rifiuti differenziati, esclusa la plastica, compreso l'umido compostabile e, se dispersi nell'ambiente, si degradano naturalmente. E ancora. Il sacchetto di carta, invece, si puo' usare parzialmente per riciclare la carta e il cartone e, occasionalmente, per l'umido riciclabile e il trasporto di beni. Sono senz'altro riciclabili ed a loro volta di carta parzialmente riciclata. "La battaglia contro gli imballaggi inutili passa anche per la messa al bando dei sacchetti tradizionali che inquinano e uccidono, secondo l'Unep, 100.000 mammiferi marini ogni anno" afferma Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente. Una battaglia, ricorda Legambiente, che ha visto cento mila firme raccolte in due mesi a partire dalle giornate di volontariato di Puliamo il Mondo, quando i cittadini volontari hanno potuto raccogliere i sacchetti dispersi nei giardini e nei prati, impigliati lungo le sponde dei fiumi, coperti dal sottobosco, spiaggiati sulle rive del mare. Ma la rivoluzione dello stop ai sacchetti di plastica e' gia' in corso nel nostro Paese. L'invasione attuale delle plastic bags e' iniziata dalla grande distribuzione ma sono proprio i supermercati ad aver avviato per primi la loro dismissione, facendo pagare la shopper, 4-5 centesimi di euro. Nel nostro Paese sono poi ormai numerosi i negozi e i magazzini che hanno gia' sostituito, parzialmente o totalmente, i sacchetti di plastica 'non biodegradabile' con borse della spesa riutilizzabili, sacche in iuta 'equo e solidale', oppure sacchetti di carta o plastica di origine vegetale.
E non sono da meno i Comuni che hanno gia' adottato l'ordinanza per bandire i sacchetti dal proprio territorio o per ridurne l'utilizzo indiscriminato. Secondo un'indagine di Legambiente sono piu' di un centinaio, infatti, i Comuni che hanno dato avvio a iniziative per l'eliminazione degli shopper o emanato ordinanze per eliminarli, mentre 250 hanno affermato prima del tempo di averne l'intenzione. A fare la parte del leone tra le grandi citta' c'e' Torino che ha gia' deciso e votato all'unanimita', ben prima della scadenza dell'1 gennaio, il divieto di distribuzione degli shopper a canottiera, sia a titolo oneroso che gratuito. Ma se la vigilia dell'addio agli shopper si presenta gravida di ottimismo, la partita vera sta per cominciare solo adesso.