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17/12/2010 06:35:43

Sequestrati beni per 50 milioni al boss Graziano, che investe al Nord

Già condannato per associazione mafiosa nel 1996 a 8 anni di carcere (sentenza passata in giudicato), Vincenzo Graziano è stato poi arrestato nel 2008, e condannato l’anno dopo a cinque anni di pena.
Dopo la condanna l’imprenditore però era diventato più prudente e aveva trasferito tutte le sue attività economiche lontano dalla Sicilia, in Friuli.
Tra i beni sequestrati al costruttore ci sono un lussuoso yacht di venti metri, una Ferrari e una Bmw X6, beni immobili (tra cui una villa a Palermo e un complesso residenziale in provincia di Udine) e conti correnti sia nel capoluogo siciliano sia in Friuli Venezia Giulia, dove Graziano aveva spostato da tempo i propri interessi imprenditoriali al fine di riciclare il patrimonio illecitamente acquisito. Sono state sequestrate anche diverse società come la A.f.g. Costruzioni srl con sede a Palermo, la M.g. costruzioni srl con sede a Palermo, la A.g. costruzioni srl di Tavagnacco (Udine), la Costruzioni generali srl di Palermo.
Sin dagli anni '80 Graziano è stato ritenuto collegato alla famiglia mafiosa dell'Acquasanta, insieme ai fratelli Angelo, Giovanni, Francesco, Ignazio e Domenico.
I sei fratelli Graziano, una generazione di imprenditori edili, sono legati ai clan Madonia e ai Galatolo. Angelo, vicino a Salvatore Riina, è scomparso nel 1977 con il metodo della lupara bianca. Su altri due fratelli gli agenti della Criminalpol si sono imbattuti la mattina del 20 luglio 1992, il giorno dopo la strage di Via D’Amelio, quando due poliziotti hanno perlustrato il palazzo dei fratelli Graziano situato in fondo a via D’Amelio che aveva un’ottima visuale sul luogo della strage. Sul pavimento dell’attico hanno notato un cumulo di mozziconi di sigaretta e hanno deciso di approfondire l’indagine interrogando due dei Graziano presenti in quel momento sul posto. Inspiegabilmente gli agenti della Criminalpol sono stati esautorati da quell’attività investigativa alla quale subentrarono altri carabinieri giunti intanto sul posto. Gli agenti hanno depositato comunque un rapporto presso i colleghi della Squadra mobile, ma quella relazione non è stata mai più ritrovata. I due fratelli però non sono stati né interrogati né posti sotto controllo. Dei fratelli costruttori qualche mese dopo la strage hanno parlato anche pentiti della caratura di Gaspare Mutolo e Francesco Marino Mannoia. Secondo Mutolo Angelo Graziano e Vincenzo Galatolo hanno sorvegliato l’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada (condannato per aver avuto rapporti con le cosche, ndr). Uno dei Graziano è stato arrestato proprio da Contrada. Sempre Mutolo ha sostenuto sostenne pure (versione che ha retto fino in Cassazione ) che i due imprenditori avevano messo a disposizione un appartamento per Contrada e uno per il giudice Signorino, il pm nel maxiprocesso (insieme a Giuseppe Ayala) morto suicida poco prima di essere arrestato.