E' invisibile, eppure lo conoscono tutti. Il suo nome riempie telegiornali e carta stampata ogni volta che viene arrestato un latitante. Con la solita cantilena: “Adesso tocca a lui”, “Il cerchio si stringe, Gli stiamo facendo terra bruciata”. La sua cattura è il sogno proibito di ogni Ministro degli Interni, l'oscar alla carriera per tutti i polizi
otti che lo cercano da 17 anni. Lui è Matteo Messina Denaro, l'ultimo boss di Cosa nostra, l'uomo che dopo gli arresti di Bernardo Provenzano e di Salvatore Lo Piccolo è diventato il nuovo capo dei capi. Un boss moderno e potentissimo, al centro di un impero miliardario ed inserito a pieno titolo nella lista dei cinque latitanti più pericolosi al mondo.
Matteo Messina Denaro appartiene alla famiglia di Castelvetrano, ed ha costruito la sua immensa e criminale fortuna in provincia di Trapani, nella Sicilia Occidentale.
E' invisibile, eppure Giacomo di Girolamo ha raccontato per la prima volta la sua storia in un libro.
C'è una certa confidenza tra il boss e il giornalista. Quasi fossero vicini di casa. Di Girolamo con ironia da anni conduce una piccola rubrica radiofonica sulla radio di Marsala, Rmc 101, dall’indicativo titolo “Dove sei Matteo?”. Tre minuti appena,un indizio quotidiano alla ricerca di Matteo Messina Denaro, per scoprire, giorno dopo giorno che il boss, soprannominato Diabolik, in realtà è più vicino (e più visibile) di quello che in realtà si crede.
Ne “L’invisbile” Di Girolamo non dà la caccia a Messina Denaro, ma racconta la sua vita, gli da del tu e parla di lui. E, soprattutto, parla con lui.
Il racconto inizia da una data precisa, il 26 aprile 1962, il giorno in cui nasce Messina Denaro. Di Girolamo racconta l'infanzia del capomafia, in una “Castelvetrano di pietra”, gli insegnamenti ricevuti dal padre Francesco, potentissimo alleato di Riina e Provenzano (capace di morire da latitante), l'evoluzione violenta di un killer spietato (e con un’unica debolezza: le donne …) che esprime tutta la sua violenza dapprima nelle guerre di mafia, fino a diventare il regista della stagione delle bombe a Milano, Roma e Firenze del 1993. E' proprio in quella fase delicata, fatta di trattative a tutt'oggi poco chiare, che Matteo Messina Denaro diventa ufficialmente latitante e ottiene una sorte di investitura da Riina in persona, che lo considerava il suo “gioiello”. Gestisce il traffico internazionale di droga. Sa fare soldi con le opere d’arte come con i rifiuti. Di sé dice: “Con le persone che ho ucciso potrei farci un cimitero”.
Ma questa biografia del nuovo capo di Cosa Nostra, in realtà, è qualcosa di più: lo straordinario, dettagliato reportage da un territorio, la Sicilia Occidentale, che nessuno aveva mai raccontato prima in maniera così organica e completa. L’inchiesta affronta i temi propri dell’organizzazione (il funzionamento dei pizzini, l’organizzazione delle famiglie nel territorio, le carriere criminali dei principali esponenti di cosa Nostra) e approfondisce anche i nuovi business, come l’infiltrazione della mafia nella grande distribuzione e nell’energia alternativa.
Sapevate che la c’è una catena di supermercati, in provincia di Trapani, dove i titolari sono tutti parenti di killer di mafia, latitanti, ergastolani?
Lo sapete che di recente è stato effettuato un maxi sequestro di un miliardo e mezzo di euro ad un imprenditore dell’eolico vicino alla mafia?
Sembra incredibile, che la mafia sia ancora oggi così potente, nonostante quello che ci raccontano, e che soprattutto riesca a coniugare in maniera così efficace tradizione e modernità. Eppure è così Oltre a raccontare gli aneddoti e le passioni, gli amici e la famiglia di Matteo Messina Denaro, Giacomo Di Girolamo ci restituisce un pezzo di Sicilia silenziosa e reticente, che forse è l'aspetto più inquietante di tutta questa storia. Dentro ci sono i nomi ( e i cognomi) di politici, imprenditori, professionisti sindaci e anche semplici consiglieri comunali che trasudano mafia dai loro colletti inamidati. Ci sono tantissimi personaggi che sembrano incredibili, ed invece sono veri: il mafioso che ammazza per errore il figlio, il deputato regionale che chiede voti all'imprenditore mafioso, il sindaco indagato per estorsione che organizza manifestazioni antimafia, il consigliere comunale condannato per avere agevolato la latitanza di un mafioso ….E poi ci sono imprenditori che intimano ai colleghi di pagare il pizzo, ragazzi che organizzano incendi e poi vanno tranquillamente a mangiare una pizza, anziani che si lamentano del fatto che “non c’è più la mafia di una volta”, fondatori di associazioni antiracket dediti all’estorsione. E poi, ancora, tanti altri professionisti senza volto ma con le idee abbastanza chiare che ogni giorno aiutano la latitanza di Matteo Messina Denaro, e soprattutto rinnovano un patto silenzioso ed efficacissimo tra il capo di Cosa nostra e la classe dirigente della provincia di Trapani.
Di Girolamo racconta questa complicità ombelicale senza mai scadere nella banalità, forte di un'ironia che spiega questi uomini piccoli piccoli meglio di qualsiasi sentenza. Racconta anche i morti ammazzati, e ce ne sono tanti, centinaia, e in tutti i modi: strangolati, incaprettati, sciolti nell'acido, sotterrati, esplosi in aria, fucilati, pistolettati... in una Spoon River che inorridisce sia per la sua vastità, per l’efferatezza, ma soprattutto per il fatto che prima di ora era rimasta non – raccontata, persa nell’oblio.
La narrazione procede con il ritmo di un romanzo, ma è si tratta pur sempre di un’inchiesta, le note sono dettagliate, la bibliografia finale è ricchissima e documentata. “L'Invisibile” (Editori Riuniti, 15 euro) è la storia di Matteo Messina Denaro e della Sicilia tutta raccontata da un giornalista che in quella terra vive e scrive il suo tempo.