trentennale della strage, lo disse ai microfoni di radio Anch'io, in un'accesa discussione con il giudice Rosario Priore. Lo ha ripetuto oggi a Bologna, nel palazzo della Prefettura, sollevando le ire dell'associazione famigliari delle vittime.
Tarda serata del 27 giugno 1980, il Dc9 Itavia partito dal Marconi per Palermo sparisce dai radar: verrà trovato sul fondale del mare attorno all'isola siciliana; sono 81 le vittime. Quella sera nei cieli di Ustica, ha spiegato Giovanardi, citando ''tutta la documentazione Nato'', non ci fu battaglia aerea. ''Aerei in volo a quell'ora nelle vicinanze del Dc9 non ce ne sono. Sono a 500 chilometri, o nella zona ma tre ore dopo''. Al suo fianco Aurelio Misiti, del collegio che svolse, dal '90 al '94, la perizia sulla carlinga. Misiti ha spiegato che ''per un anno abbiamo cercato il missile, ma non siamo riusciti a trovare evidenze''. La conclusione fu che la causa dell'esplosione ''fu uno scoppio all'altezza della toilette''.
A supporto della tesi ha detto, per esempio, che i missili a guida radar esplodono a 10-30 metri dall'obiettivo investendolo con schegge, mentre la carlinga recuperata (e che grazie a una battaglia dell'associazione famigliari delle vittime è stata rimontata a Pratica di Mare e poi trasportata ed esposta a Bologna, al Museo per la memoria di Ustica, con un allestimento firmato da Christian Boltanski) non ne porta traccia. Per Misiti inoltre i tracciati Nato hanno dimostrato che ''non c'é il presupposto base per la 'quasi collisione': non ci sono aerei vicini''. Sulla completezza dei dati non ha dubbi: ''erano segreti Nato, non li ha mai toccati nessuno''.
Giovanardi ha precisato di parlare a nome del Governo. E dunque è inutile l'inchiesta aperta a Roma, visto che parte dal presupposto di una battaglia aerea e che il Governo ha firmato le rogatorie internazionali? ''Francesi e americani ci hanno risposto decine di volte, ci sono anche lettere personali di Clinton e Chirac che dicono 'noi non c'entriamo nulla''. Ma, ha aggiunto, ''il ministro Frattini se lo chiede l'autorità giudiziaria ha l'obbligo di firmare''. Si tratta però di un'indagine nata da dichiarazioni di Cossiga smentite da Cossiga stesso.
Giovanardi torna anche sulla sentenza passata in giudicato firmata dal giudice Priore. ''E' un atto che assolve qualcuno e rinvia a giudizio altri poi assolti - ha detto Giovanardi - non potevano essere colpevoli di aver depistato su una battaglia che non c'é stata''.
In sala anche alcuni parenti di vittime, tra cui i fratelli Lachina di Montegrotto (Padova) che persero, appena ragazzi, i genitori. ''E' una vergogna, siamo stanchi. A chi devo credere in questa Italia? A Priore o a lei o a Cossiga?'' ha chiesto amareggiata Elisabetta a Giovanardi. ''Si fa presto ad infangare il lavoro di un bravo magistrato...'', ha detto più tardi uscendo dal museo dove sono conservati i resti dell'aereo. ''Carlo Giovanardi invece di proporci vecchie ipotesi già smentite ci faccia i nomi o se non li conosce stia zitto'', è lo sfogo di Roberto Superchi, che nell'inabissamento dell'aereo ha perso una figlia di undici anni.