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22/11/2010 06:35:29

"Se condannato anche in Cassazione, Dell'Utri andrà in carcere"

Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni nel corso di In mezz'ora, la trasmissione di Lucia Annunziata su RaiTre. Maroni ha comunque precisato che, in ogni caso, in questo momento preferisce attenersi "alla Costituzione, che prevede la presunzione di innocenza fino ad una sentenza definitiva".

Venerdì è stata resa nota la motivazione 1 della sentenza di condanna di Dell'Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel documento dei magistrati, la tesi sostenuta è che "tramite l'amico siciliano, Berlusconi pagava Cosa Nostra" e che lo stalliere di Arcore, Vittorio Mangano, fu assunto dal Cavaliere con l'avallo della mafia, anche se quest'ultimo avrebbe sempre millantato sui suoi rapporti con Dell'Utri.

Maroni è tornato anche sulle parole di Saviano in merito alle infiltrazioni delle cosche nel nord Italia e nei partiti politici. "Il rapporto della Dia sulle infiltrazioni mafiose al nord Italia contiene decine e decine di casi in cui sono coinvolti amministratori locali di molti partiti, ma nessuno della Lega. E anche se nessuno del mio partito è coinvolto nelle indagini, improvvisamente la Lega diventa referente della 'ndrangheta.
E' un'accusa così infamante per me, così inaccettabile che ho reagito. E' per questo che mi sono arrabbiato", ha spiegato Maroni.
"Il mio partito non ha esponenti politici arrestati o indagati per 'ndrangheta - ha insistito il ministro - E' chiaro che la 'ndrangheta cerca referenti politici ed è chiaro che se c'è da fare una speculazione edilizia va dall'assessore all'urbanistica. Il problema è capire se il sindaco o l'assessore ci stanno oppure no. L'evidenza di tutte le operazioni fatte dimostra che nessuno della Lega ha accettato di interloquire con la 'ndrangheta".

Il ministro dell'Interno ha quindi ribadito che il contrasto alla criminalità organizzata "sta vivendo una stagione senza precedenti" e questo "nonostante le ristrettezze economiche". La politica del governo contro le mafie sta dando "risultati straordinari che sono sotto gli occhi di tutti". I problemi finanziari in cui versano le forze dell'ordine restano però sul tappeto. "Abbiamo cercato di trovare soluzioni concrete alle richieste dei sindacati - ha detto il titolare del Viminale - e qualche volta siamo riusciti, qualche volta no (finanziamenti e contratto). Nella Finanziaria ci sono comunque più fondi per il comparto sicurezza e abbiamo recuperato alla criminalità organizzata oltre 2,2 miliardi". Resta il problema del turn over, visto che stanno andando in pensione centinaia di poliziotti assunti negli anni Settanta. Per evitare il "rischio di lasciare sguarnito il comparto sicurezza - ha affermato Maroni - noi stiamo provvedendo con concorsi straordinari e riorganizzando tutto il sistema, perché vogliamo continuare a dare ai cittadini sempre la stessa risposta nel contrasto alla criminalità".

Maroni è tornato anche sulla vicenda "Ruby". "Io non ho mai fatto e mai farò telefonate, neanche per chiedere clemenza per un mio amico a cui hanno tolto la patente perché andava a 140 all'ora: non lo ritengo giusto e non lo ritengo corretto". "Per me - ha continuato il ministro - era importante capire se quella telefonata aveva provocato da parte dei poliziotti un comportamento sbagliato". E "ho detto subito che dall'indagine tutto si era svolto regolarmente e ciò risulta dai verbali, dalla relazione fatta dalla questura e dalle parole del procuratore di Milano". Dunque "tutto si è svolto regolarmente, compreso l'affidamento. Dopodichè - ha concluso - io non ho mai fatto e non farò mai telefonate".

(21 novembre 2010)