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21/11/2010 13:49:24

Sebastiano a Guadalajara


Gli avevano detto che i comunisti avevano rovesciato il governo legittimo e che i fascisti spagnoli non ce l’avrebbero fatta e che Mussolini, allora, aveva pensato di dare una mano. Sebastiano fu uno dei 74.000 mila italiani mandati in Spagna e solo lì capì che le cose non erano andate proprio come gli avevano raccontato. Come si sa, in Spagna andarono altre migliaia di italiani a combattere a fianco dei “rossi”, ma lui non lo sapeva ed anche per questo non si sentì il cuore e la testa di sparare un colpo;
Rimase attaccato alla radio trasmittente che gli avevano frettolosamente insegnato ad adoperare, pensando, piuttosto di spedire a casa rassicuranti foto con sorridenti commilitoni, sulla gradinata di una chiesa uguale a quella del suo paese. E su quella gradinata a pensare:
“alla Sicilia, alla Sicilia degli zolfatari, ai contadini che vanno alla giornata: all’inverno dei contadini, quando non c’è lavoro, le case piene di bambini che hanno fame, le donne con le gambe gonfie per l’albumina che si muovono per la casa, l’asino e la casa vicino al letto”. (L. Sciascia. L’antimonio. In Gli zii di Sicilia. Torino. Einaudi. 1958. Pag. 175)
Ebbe la sorte di tornare al suo paese con tante foto di commilitoni sorridenti e con quella di Carmen riposte in una scatoletta di legno assieme a cinque o sei medaglie e croci al valore e ai soldi per comprare la casa.