dell'artigianato e del commercio per le quali - si legge in una nota - esistono i giorni festivi di chiusura e le mezze giornate feriali per permettere anche a questa categoria di frequentare una chiesa o sbrigare l'esigenza di pratiche amministrative e documentali presso gli uffici pubblici e privati». I panificatori, puntando l'indice contro l'amministrazione comunale, affermano di non comprendere «perché bisogna restare in attesa di nuove norme regionali che chiarificano che la vendita del pane sia soggetta alle stesse norme che tutte le altre categorie invece concordano attraverso le associazioni di categoria con le autorità comunali, come avviene già nel 90% di tutti i paesi italiani». Eppure, sottolineano, negli ultimi anni, hanno dato prova di «disponibilità» all'assessore comunale alle Attività produttive di turno «per avviare ufficialmente il percorso per far diventare il "Pane di Marsala" e il "Pane Squarato di Marsala" dei prodotti a denominazione comunale di origine (Deco) e anche se fino ad oggi in marchio non è stato praticamente attivato dagli organi competenti del Comune la presenza del marchio è nota ad esperti e ai consumatori attenti di tutta Italia». Ricordano, poi, di avere dimostrato la loro «generosità» fissando, per i meno abbienti, il prezzo del pane a 1.60 euro al chilo, quando per tutti gli altri questo oscilla tra i 2 e i 2.40 euro al chilo.
«Numerosi panificatori di Marsala si prosegue - fino ad oggi si sono attivati per la fornitura del pane alla Fondazione San Vito Onlus gestita da padre Fiorino e all'associazione Generosi Volontari» che allo stadio gestiscono la «mensa dei poveri».
A. p.