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18/11/2010 07:26:08

Omicidio Rostagno: rinviati a giudizio Virga e Mazzara

(Trapani) per l'omicidio di Mauro Rostagno, il giornalista-sociologo ucciso il 22 settembre 1988 nei pressi di Trapani. Dopo una breve camera di consiglio, il giudice per le udienze preliminari ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal pm Gaetano Paci.

Secondo l'accusa, Virga sarebbe il mandante dell'omicidio mentre Mazzara uno degli esecutori materiali. Ad inchiodare i due sarebbe una perizia balistica eseguita per due volte e che collega l'omicidio Rostagno ad altri delitti di mafia per i quali Virga e Mazzara stanno scontando la pena all'ergastolo. La prima udienza del processo si terra' il 2 febbraio 2001 davanti alla Corte d'Assise di Palermo.

9,00 - Oggi il gup del tribunale di Palermo, Estorina Contino, deciderà se rinviare a giudizio il boss Vincenzo Virga e Vito Mazzara, uomo d’onore di Valderice, accusati dell'omocidio del giornalista Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia perchè dagli studi di Rtc  mandava in onda ogni giorno servizi, notizie, approfondimenti che prendevano di mira la mafia e i suoi intrecci con il sistema di potere trapanese. Il giornalismo di Rostagno dava “fastidio”, come ha riferito il pentito Francesco Milazzo, e per questo la mafia lo uccise. Dopo 22 anni si avvicina il momento della verità.

 

Per i pm Antonio Ingroia e Gaetano Paci, Virga sarebbe il mandante dell’ agguato e Mazzara uno degli esecutori materiali. Li inchiodano i risultati di una perizia balistica ripetuta due volte che collega l’agguato a Rostagno ad altri delitti di mafia per i quali i due indagati stanno scontando l’ergastolo. La sera del 22 settembre 1988 il giornalista-sociologo, che negli anni ‘70 era stato uno dei leader di Lotta Continua e l’animatore del centro sociale “Macondo” di Milano, aveva appena lasciato gli studi della tv. In auto stava rientrando nella comunità “Saman” per tossicodipendenti che aveva fondato con la compagna Chicca Roveri e il giornalista Francesco Cardella.

La sua auto venne circondata da un commando in una strada secondaria piombata improvvisamente nel buio. Le indagini hanno seguito le piste più svariate. Quella “interna”, che conduceva a contrasti di tipo anche privato tra i gestori di “Saman”, ha tenuto a lungo impegnati gli investigatori. E alla fine è stata accantonata con l’archiviazione della posizione di Cardella, indagato prima per favoreggiamento e poi per concorso nel delitto, per il quale gli indizi di un “certo spessore”, come scrivono i magistrati della Dda, non hanno mai raggiunto un grado di gravità tale da giustificare un’incriminazione.

Un’altra pista seguita porta a un “tavolino” nel quale si sarebbe discussa a quel tempo la spartizione di appalti di opere pubbliche in provincia di Trapani con l’intervento della mafia e l’ombra della massoneria. E questo sarebbe stato il contesto del delitto messo a fuoco dall’inchiesta. Sullo sfondo si intravedono gli equilibri e gli accordi sotterranei che saldano gli interessi del sistema di potere di una città dove la mafia ha avuto a lungo il controllo degli affari e ha fortemente condizionato la politica.

La svolta è venuta dalla perizia balistica che ha fatto emergere la figura e il ruolo di Virga. Per ridurre Rostagno al silenzio fu usato anche un fucile calibro 12 impugnato dal killer che nel 1995 uccise il poliziotto Giuseppe Montalto. In un caso e nell’altro il sicario si sarebbe dimostrato un tiratore infallibile. La ragazza che era in auto con Rostagno rimase incolume. E analogamente vennero risparmiate dal fuoco la moglie e la figlia di Montalto. Tanta precisione, secondo l’accusa, porta il “timbro” di Mazzara.

CIAO MAURO. Questo il comunicato diffuso dall'associazione Ciao Mauro: "Oggi si scrive una pagina importante nella tormentata vicenda giudiziaria dell’omicidio di Mauro Rostagno: a Palermo si decide sul rinvio a giudizio di Vincenzo Virga e Vito Mazzara, quali mandante ed esecutore del delitto.
E’ un giorno importante per i cittadini trapanesi, per l’intera società civile, ed anche per l’associazione “Ciao Mauro”, che negli ultimi anni –dalla raccolta di 10.000 firme, alle tante iniziative successive– si è spesa per raggiungere questo obiettivo, ovvero portare in un’aula di giustizia i mafiosi assassini di Mauro.
Siamo convinti che questo sia solo un “pezzo” della verità che dal 1988 cerchiamo, ma resta il fatto che si tratta di un primo e fondamentale punto fermo e continueremo a lottare perché ne seguano altri.

IL CONTESTO. Il delitto di Rostagno fu deciso nel 1988 a casa del «padrino» di Castelvetrano Francesco Messina Denaro.
In quel 1988 «Rostagno era circondato dai lupi» ha detto il capo della Mobile Linares illustrando a suo tempo i risultati delle indagini, «ed i lupi lo hanno azzannato».