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03/11/2010 07:39:53

Mafia e politica: blitz a Catania. In carcere il deputato regionale Fagone. Trema Lombardo. Tutti i particolari

negli appalti pubblici, mediante una capillare rete collusiva nella pubblica amministrazione. Contemporaneamente agli arresti militari dell’Arma hanno eseguito il sequestrato di beni per almeno 400 milioni di euro, comprendenti l’intero circuito economico di imprese, complessi commerciali, fabbricati e beni mobili dei sodalizi indagati. L’inchiesta, denominata Iblis, è stata coordinata dal procuratore capo Vincenzo D’Agata, e dai magistrati della Dda Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito, Antonino Fanara e Iole Boscarino.
“E’ un intervento che azzera i vertici di Cosa nostra, non soltanto a Catania, quindi, le storiche famiglie Santapaola o Ercolano, ma anche cosche altrettanto importanti tra Ramacca, Caltagirone, Palagonia e Misterbianco”. Lo ha affermato il comandante del Ros, generale Giampaolo Ganzer, sull’operazione antimafia Iblis che ha portato all’arresto di 47 persone e al sequestro di beni per oltre 400 milioni di euro. “L’inchiesta – ha aggiunto il generale dell’Arma al Gr1 di Radio Rai – ha individuato le interferenze mafiose nell’economia e i rapporti di corruttela con i pubblici amministratori, politici di livello regionale, provinciale e comunale, nonché le compromissioni di numerosi imprenditori, alcuni dei quali espressione diretta di Cosa nostra. Imprenditori – ha osservato Ganzer – di tutti i settori: dalla grande distribuzione all’ edilizia, al commercio, al movimento terra, ai trasporti e alla ristorazione. E’ della più importante operazione anche sotto il profilo imprenditoriale, frutto di cinque anni di indagini”.
“Non è stata una indagine mirata esclusivamente o prevalentemente alla politica o verso qualche politico in particolare”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catania Vincenzo D’Agata, commentando l’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato all’emissione di 47 ordini di custodia cautelare. L’inchiesta, che riguarda presunti rapporti tra Cosa nostra esponenti politici, amministratori e imprenditori, è quella in cui è indagato anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo; nei suoi confronti la Procura non ha richiesto alcun provvedimento. D’Agata ha precisato che “ogni riferimento riguardante il Presidente Lombardo e risultante dalle indagini è stato oggetto di attenta valutazione, specie con riguardo alla sua valenza sul piano probatorio ed alla sua capacità di resistenza alle critiche difensive, non ritenendone, allo stato, la idoneità per adottare alcuna iniziativa processuale nei suoi confronti”.
Il procuratore, che sulla vicenda ha sempre mantenuto uno stretto riserbo, ha smentito anche presunte divergenze tra i magistrati che si sono occupati dell’inchiesta: “E’ finalmente possibile per l’ufficio – ha puntualizzato – esporre con chiarezza il contesto nel quale il medesimo ha operato, che ha certamente registrato momenti di appassionato confronto, fisiologico nelle dinamiche decisionali, che non ha mai comportato però ’spaccature’ interne dell’ufficio, sulle quali si è attardata invece certa stampa, per ragioni che non appartengono al mondo della giustizia ed al corretto esercizio della sua funzione”. A questo proposito D’Agata ha sottolineato che “le decisioni sono state adottate con l’unanime adesione ed accordo di tutti i magistrati impegnati nella valutazione, che è rimasta sempre rigorosamente confinata entro i limiti fissati dalle norme e dalla giurisprudenza, non appartenendo alla funzione giudiziaria i giudizi sul valore etico, sociale e politico di determinate condotte”.
L’inchiesta svela sia lo stretto rapporto di alcuni imprenditori con Cosa Nostra che le “perverse collusioni con la politica”, come spiegano i magistrati che sottolineano il comportamento di alcuni imprenditori “non più vittime ma compiacenti, strumento per la operatività della mafia nel mondo degli affari”. E’ quanto emerge dall’indagine Iblis. Tra i beni colpiti dal provvedimento di sequestro figurano, fra l’altro, 105 imprese, numerosi immobili, auto e motoveicoli, ed attrezzature industriali. Obiettivo dell’indagine è stato “l’individuazione delle infiltrazioni mafiose verso il mondo dell’imprenditoria e della politica”. Secondo la procura etnea, ad esempio, il deputato regionale del Pid Fausto Fagone, ex sindaco del comune di Palagonia, arrestato oggi, avrebbe “intrattenuto strettissimi rapporti con Rosario Di Dio scarcerato nel 2003 dopo una detenzione per mafia”. I magistrati sostengono che “Di Dio ha curato la campagna elettorale di Fagone e si è attivamente adoperato nella individuazione delle più opportune alleanze, curando anche i rapporti tra il politico e gli imprenditori per consentirgli all’epoca della sua sindacatura di ottenere una rendita costante nel tempo”. Incontri tra Fagone e Di Dio sono documentati anche in un video girato dagli investigatori in un distributore di carburante.
Gli affari della mafia, secondo quanto emerge dall’indagine, erano indirizzati in specifici settori economici che vanno dall’eolico-fotovoltaico al commercio. Le cosche avrebbero avuto interessi anche nella metanizzazione oltre a taglieggiare coop edili e supermercati anche nell’agrigentino. Gli imprenditori si sarebbero aggiudicati appalti o subappalti attraverso un circuito di ‘ditte amiche”. I boss chiedevano una percentuale del 2/3 per cento sull’importo dei lavori. Ai vertici dell’organizzazione vi erano, per i magistrati, Giuseppe Ercolano, Vincenzo Aiello e Vincenzo Santapaola. E ancora Francesco Arcidiacono, detto “U salaru”, attuale reggente anche lui della famiglia Santapaola, che ha preso il posto di Santo La Causa. Sarebbe lui, in stretto collegamento con la famiglia Ercolano, a gestire la “cassa delle imprese”, incarico che “gli attribuisce grande potere, per il suo compito di sovvenzionare famiglie detenuti e spese di esercizio delle attività criminale”. Poi c’é anche Rosario Di Dio che avrebbe avuto rapporti con il deputato regionale del Pid, Fausto Fagone. Tra gli arrestati anche Pasquale Pasquale di Ramacca e Francesco Costanzo di Palagonia.