definire la sua posizione con il rito del patteggiamento. L'avvocato Carlo Pugliese, difensore del giovane, ha concordato con il sostituto procuratore Cristiana Macchiusi, che ha coordinato le indagini, una condanna a cinque anni di reclusione.
L'inchiesta era scattata sette mesi fa a seguito di una denuncia presentata dalla madre del giovane. Mattia Brancasi riferì di aver notato nel purè di patate che aveva preparato una strana polvere di colore blu. La donna spiegò che da tempo i rapporti con il figlio erano difficili. Il giovane trascorreva le sue giornate in giro con gli amici rientrando spesso all'alba. Quando lei lo rimproverava finivano con il litigare. La stessa sera, mentre stava sistemando la biancheria appena stirata, aggiunse Mattia Brancasi, aveva trovato, all'interno di un cassetto, avvolte in un lenzuolo bianco, delle buste di topicida, dello stesso colore della polvere notata qualche ora prima nel purè. Sospettando che tutto fosse opera del figlio, intenzionato ad avvelenarla, aveva deciso di rivolgersi ai carabinieri.
Gli investigatori accertarono che il topicida era stato acquistato da Angelo Clementi presso una farmacia di Valderice.
L'arresto del giovane suscitò grande clamore nella comunità. Undici anni fa la sorella, Anna Maria, all'epoca ventunenne, aveva ucciso la zia, Adele Brancasi, sorella della madre, che sin da bambina l'aveva accolta in casa e poi aveva tentato di fare uccidere il resto dei suoi familiari.
Angelo Clementi, sentito dopo l'arresto dagli inquirenti, ha ammesso le sue responsabilità. Dopo la confessione madre e figlio si sono rappacificati.