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26/10/2010 06:41:57

Martelli: "Sulle stragi nessuna trattativa. Solo un abuso di potere"

che da soli potevano battere la mafia", intervenire sulla strategia delle stragi e magari "fare il colpo grosso". Claudio Martelli, ascoltato stasera davanti la commissione antimafia sulle stragi del '92 e del '93, conferma la deposizione già fatta nel corso del processo al generale Mario Mori.

Quella intrapresa dal Ros era una iniziativa che andava al di là dei compiti che la legge all'epoca assegnava alla Dia e non più al Reparto Operativo Speciale (Ros) dei carabinieri. Martelli, ministro della Giustizia dal febbraio 1991 al febbraio 1993, ha detto di avere sull'episodio "singolare" della visita fatta al suo capo di Gabinetto, Liliana Ferraro, una valutazione diversa da quella che dà la magistratura. De Donno spiegò che dopo la morte del giudice Falcone c'erano stati contatti tra Mori e De Donno con Massimo Ciancimino e poi con Vito, il padre. I due chiedevano un "appoggio politico".

"Io mi mossi sì ma per far rientrare nei ranghi questi due ufficiali. Il Ros non era più competente in materia di mafia. Avvertii il generale Taormina dei carabinieri e il ministro degli Interni. Visto che tutto ciò avvenne a cavallo di un cambio nella compagine governativa penso di averlo detto sia a Scotti che al suo successore, Nicola Mancino ma nel dubbio certamente l'ho detto, in epoca successiva a Mancino.

Fu una libera iniziativa della Dottoressa Liliana Ferraro quella di informare il giudice Borsellino della vicenda perchè "non bisognava essere degli Einstein per sapere che Paolo Borsellino era il logico successore di Falcone". "Io comunque mi arrabbiai molto dopo la prima visita di De Donno e ancor di più quando il capitano venne a chiedere una sorta di autorizzazione a svolgere colloqui investigativi in carcere e la restituzione del passaporto a Vito Ciancimino. Chiamai il Procuratore generale di Palermo per metterlo in allarme e in conseguenza di ciò l'ex sindaco Vito Ciancimino venne nuovamente arrestato".