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11/10/2010 03:39:11

Avola, 2 dicembre 1968


La provincia di Siracusa presentava un’agricoltura di pregio, con alti profitti per i padroni delle terre e con salari di fame per i contadini superstiti alla migrazione nelle fabbriche del nord.
La vertenza sindacale, iniziata il 24 novembre, fu molto difficile per il rifiuto del padronato a volere intraprendere un qualsiasi confronto, i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL proclamarono, allora, lo sciopero generale per il 2 dicembre.
Intervenne il Prefetto di Siracusa e convocò le parti, ma gli agrari disertarono i primi incontri, poi, quando si stava intraprendendo un possibile itinerario di trattativa tra le parti finalmente sedute intorno ad un tavolo con il Prefetto, giunse improvvisa una telefonata da Roma.
Il prefetto si fece passare la comunicazione in un’altra stanza e quando rientrò quell’itinerario possibile fu abbandonato.
Arrivò il 2 dicembre e arrivarono da Catania un centinaio di poliziotti col mitra a mano, il tascapane pieno di bombe lacrimogene, e l’elmetto d’acciaio col sottogola abbassato per smantellare i blocchi stradali, per disperdere i manifestanti, cioè contadini ed operai, ragazze e bambini, donne e studenti tutti lì intorno e nei pressi del blocco stradale appena fuori Avola.
Lanci di pietre dai manifestanti, bombe lacrimogene dalla polizia ma il vento getta il gas sui poliziotti e succede il finimondo.
Più di due chili di bossoli, due morti, decine di feriti. Nessun colpevole. Ma chi telefonò al Prefetto per bloccare tutto? Ma perché?
Le prime risposte arrivarono appena un anno dopo da Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969.