L’area di circa 30 ettari, adagiata sul promontori o di Capo Boeo, oggi versa di nuovo in condizioni pessime. Cespugli, incuria, abbandono sono le qualità che sintetizzano le titubanze degli ultimi anni sulla valorizzazione dell’area.
Lo scorso agosto il sindaco di Marsala, Renzo Carini, scrivendo all’Assessore regionale ai Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Gaetano Armao, ha sottolineato lo stato del parco archeologico chiedendo interventi soprattutto per prevenire possibili incendi vista la folta sterpaglia. Ma oltre al pericolo incendi Carini ha riscontrato una carenza di manutenzione e decoro degli immobili urbani.
Nel corso degli anni la situazione del parco archeologico e, in generale, di tutta l’area di Porta Nuova, sono stati oggetto di diverbi tra l’amministrazione e la Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani.
Le intenzioni erano ovviamente buone quando nel 1999 sono iniziati gli scavi coronati poi con la scoperta, negli anni successivi, del Decumano Massimo. Ma oltre l’impegno degli archeologi bisognava fare qualcosa per rendere fruibile l’area. Così nel 2002 arriva il progetto dell’architetto Giovanni Nuzzo, il cui obiettivo era quello di creare un nuovo polo d’attrazione turistica negli itinerari archeologici della provincia di Trapani. Quindi attrezzare la zona creando un percorso di visita del sito con l’installazione di un osservatorio archeologico all’interno del Museo Archeologico di Baglio Anselmi con finalità informative e didattiche; installazione di un sentiero sonoro per distribuire suoni, musiche e voci lungo il percorso di visita; e il progetto denominato “Le stanze del tempo” che si basa sulla proiezione di immagini che in forma multimediale parleranno della storia del sito. I lavori sono iniziati nel 2004 ma fino ad oggi non c’è nessun percorso guidato al parco archeologico. Non c’è neanche il parco. Ci sono state negli anni tante promesse, idee, buoni propositi, ma la situazione è che la zona è in stato di completo abbandono.
Lo scorso luglio, come dicevamo, viene riaperto il viale centrale con l’obiettivo di creare il cosiddetto “cantiere aperto”. Ossia, il viale sarebbe rimasto aperto al pubblico nelle ore diurne, ossia durante il lavoro degli archeologi, e chiuso la notte. Ma questa storia è durata poco, infatti il viale è già chiuso.
L’amministrazione in questi anni è stata un po’ altalenante nella gestione del parco (specifichiamo: per semplicità discorsiva lo chiamiamo “parco” ma il parco non c’è, ci sono solo scavi recintati). Ultimamente i buoni propositi sono stati evidenziati dalla spesa di 500 mila euro messa in bilancio 2009 per gli scavi in Viale Vittorio Veneto per portare interamente alla luce il Decumano Massimo. Bisogna sottolineare che nel corso degli ultimi due anni il viale è rimasto chiuso con tutto ciò che ha comportato per i reperti, dalla “sporcizia” naturale a quella causata dall’uomo. Nel luglio scorso è stato riaperto il viale centrale i cui scavi sono stati ripuliti grazie ai soldi stanziati dall’Amministrazione. Con questo investimento sono partiti anche nuovi lavori di ricerca eseguiti da un’associazione temporanea d’impresa composta da Hera Restauri e Restaurarte. Però questo riguarda il solo viale Vittorio veneto.
Nella nota inviata all’assessore Armao, Carini cita “il progetto di valorizzazione dell’area archeologica di Capo Boeo, per un importo complessivo 3.500.000,00 di Euro, avviato dalla Soprintendenza di Trapani, sospeso da oltre due anni e le aree consegnate all’impresa esecutrice si manifestano come cantiere in abbandono, a tal punto da aver reso necessari, in occasione della visita del Presidente della Repubblica, numerosi interventi di messa in sicurezza con fondi comunali”. Il progetto è quello dell’architetto Nuzzo per il quale nel corso degli anni sono state fatte le gare d’appalto per i vari “optional” del parco. Ad esempio la Regione nel 2007 bandì un concorso per l’aggiudicazione della fornitura di contenuti didattici-divulgativi-artistici che dovevano accompagnare i visitatori del parco per un importo di circa 290.000 euro.
Un po’ di tempo fa Carini ci spiegava che i lavori sono fermi a causa di una variante migliorativa che il Comune di Marsala ha approvato e che ha creato delle controversie tra la ditta che ha vinto l’appalto e la soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali. Sempre la solita vecchia storia di contenziosi e burocrazia, blocchi e ritardi. Lo ha sempre fatto capire Carini che tra lui e la Soprintendenza ai beni culturali di Trapani, che gestisce la zona archeologica per conto della Regione, non c’è molta sintonia. O meglio, tra lui e la burocrazia in generale. Come quando l’Amministrazione riaprì gli altri viali di Porta Nuova. Era uno dei punti che veniva decantato più spesso Carini durante la campagna elettorale. Lui e Giulia Adamo uniti contro le ringhiere che chiudevano i viali Nazario Sauro e Piave. I viali furono aperti ma poi la Regione disse ciò che tutti al Comune sapevano già: i viali fanno parte dell’area archeologica. Così come il parcheggio di cui il Sindaco aveva chiesto inutilmente lo svincolo alla Regione. Quindi sono tutti protetti dal vincolo.
Le strade e il parco. Il tutto unificato in Porta Nuova. Una piazza che secondo l’Adoc deve uscire dal provincialismo. Dichiarazioni che arrivarono dopo la presentazione del progetto per la riqualificazione della zona. O almeno di ciò che è di competenza dell’Amministrazione. Il lavoro redatto dall’Ufficio tecnico prevede l’ampliamento della sede stradale nei due tratti (Isonzo e Battisti) della lunga arteria che attraversa la piazza, fino ai margini della recinzione metallica che delimita il Parco, con piantumazione di oleandri lungo la recinzione stessa. Insomma, si toglie il marciapiede per fare spazio alle auto. Nel progetto da un milione di euro sbuca anche una rotatoria da sistemare all’inizio del viale Isonzo (intersezione con il Lungomare).
Poco tempo prima venne fatto un “Concorso Internazionale d’idee per la Riqualificazione dell’area di Porta Nuova quale cerniera funzionale attrezzata tra il Parco Archeologico e il Centro Storico di Marsala”. In pratica s’è fatto il concorso - che ha avuto un’Ati vincitrice che ha ricevuto anche un premio ovviamente - e subito dopo l’Ufficio tecnico redige quel piano da un milione per rifare le sedi stradali della zona.
Ancora una volta tante idee ma poca roba concreta. Intanto il parco da archeologico assume sempre di più la forma di parco naturale: nel senso che gli arbusti crescono, i ratti sgambettano e le bisce scorrazzano.
Francesco Appari