anzi sono state più che appropriate e indirizzate al cuore dei siciliani. Con la chiarezza che gli è connaturale il Papa ha
detto: “Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione. (…) Non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili! La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra”.
Come intendere e vivere la fede oggi è stata la prima indicazione che Benedetto XVI ha voluto offrire ai cattolici dell’Isola che sono accorsi numerosi all’appuntamento ecclesiale, superando ogni ottimistica previsione. La fede – ha ricordato – è “fidarci di Cristo, accoglierlo, lasciare che ci trasformi, seguirlo fino in fondo” in ogni realtà. “Siamo servi di Dio – ha aggiunto nella sua omelia – non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto, perché tutto è suo dono. (…) Se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità”.
Una grande “sintonia” si è vissuta a Palermo tra il Papa e il popolo siciliano. Carichi di profonda emotività e riconoscenza sono stati i momenti in cui Benedetto XVI ha menzionato i diversi “modelli siciliani” di santità e d’impegno civile e solidale: dalle sante Agata, Lucia e Rosalia, a sant’Annibale Maria di Francia, dai beati Giacomo Cusmano e Francesco Spoto, al più volte ricordato don Giuseppe Puglisi – “eroico esempio” da imitare, come ha affermato il Papa nell’incontro con i sacerdoti in cattedrale – dalla beata Pina Suriano, alle venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magro, ai servi di Dio Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo. “Spesso la loro azione non fa notizia – ha detto ai giovani il Papa – perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia!”. Queste splendide figure vanno certamente “riscoperte” da noi siciliani e la loro testimonianza va “tradotta” nelle vicende contemporanee.
Nel discorso ai giovani e alle famiglie Benedetto XVI ha ribadito la condanna della mafia: “Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”. Un lungo applauso – il più lungo e intenso tributato alle parole del Pontefice – è stato la risposta convinta delle migliaia di persone presenti.
Indimenticabile poi è stato l’ultimo gesto compiuto dal Santo Padre nel punto dove il 23 maggio 1992 avvenne il tragico attentato di Capaci. Sceso dalla macchina ha deposto un mazzo di fiori presso una delle stele erette in ricordo delle vittime e si è soffermato per un momento di preghiera. Ricordare Giovanni Falcone e tutti i caduti a causa della violenza mafiosa è stato un luminoso coronamento della visita. I cattolici e le persone di buona volontà che vivono in Sicilia non possono facilmente dimenticare gli insegnamenti chiari e colmi di speranza che il Successore di Pietro ha donato. Le comunità cristiane siciliane devono essere grate al Signore per la presenza semplice, sicura e amabile, di Benedetto XVI e devono riprendere insieme con fedeltà e creatività i “compiti” esaltanti che a loro sono stati affidati: rendere più bello il volto dell’Isola e che nella Chiesa “nessuno sia emarginato o bisognoso, ma ciascuno, specialmente i più piccoli e deboli, si senta accolto e valorizzato”.
don Francesco Fiorino