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27/09/2010 05:09:21

L'atto di nascita della mafia


“La venalità e la sommessione ai potenti ha lordato le toghe di uomini posti nei più alti uffici della magistratura. Non vi ha impiegato che non sia prostrato al cenno ed al capriccio di un prepotente e che non abbia pensato al tempo stesso a trar profitto dal suo Uffizio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Vi ha in molti paesi delle Fratellanze, specie di sette che dicono partiti, senza colore o scopo politico, senza riunione, senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di difenderlo, ora di difendere un imputato, ora di incolpare un innocente. Sono tante specie di Governi nel Governo. Il popolo è venuto a tacita convenzione con i rei. Come accadono i furti escono i mediatori ad offrire transazioni pel recuperamento degli oggetti involati. Il numero di tali accordi è infinito. Molti possidenti hanno creduto meglio divenire oppressori che oppressi, e s’iscrivono nei partiti. Molti magistrati li coprono di un’egida impenetrabile.”


(Calà Ulloa. Considerazioni sullo stato economico e politico della Sicilia. In E. Pontieri. Il trasformismo borbonico nella Sicilia del Settecento e Ottocento. Roma. 1945, pp 222-225)