a bordo della motovedetta libica che ha mitragliato il peschereccio Ariete di Mazara del Vallo. I sei finanzieri sono stati ascoltati, come "persone informate sui fatti", dal procuratore della Repubblica di Agrigento Renato Di Natale, dall'aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Luca Sciarretta che si stanno occupando del fascicolo di inchiesta. I magistrati hanno ipotizzato i reati di tentato omicidio plurimo aggravato e di danneggiamento di imbarcazione.
I militari della Guardia di Finanza, che si trovavano sulla motovedetta, in base agli accordi Italia-Libia, come "osservatori", hanno risposto ad ogni domanda ed hanno ricostruito nei dettagli le fasi del mitragliamento contro l'Ariete raggiunto da una cinquantina di colpi. "Da parte dei sei finanzieri, così come del comando generale delle fiamme gialle - ha dichiarato, a margine dell'audizione, il procuratore Renato Di Natale - c'é stata, così come è sempre avvenuto, la massima collaborazione. Non posso entrare chiaramente nel contenuto delle dichiarazioni dei finanzieri perché coperto da segreto istruttorio".
Avrebbero tentato, invano, di evitare che l'Ariete fosse inseguito e mitragliato, ma il comandante della motovedetta libica aveva ricevuto ordini categorici. E' la ricostruzione dell'inseguimento e della sparatoria contro il motopesca siciliana fatta ai magistrati della Procura di Agrigento dai sei militari della guardia di finanza e dal loro comandante, il tenente colonnello Antonello Maggiore, presenti sull'imbarcazione libica come osservatori. I militari delle Fiamme gialle sono stati sentiti come persone informate sui fatti, e, secondo quanto si è appreso, sono rimasti non indagati nell'inchiesta, perché ritenuti estranei all'aggressione al motopesca siciliano.