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16/09/2010 03:00:00

Roma, il libro "Non più Mille" viene presentato oggi a Palazzo Marini

Insieme agli autori dialogherà Antonio Stango, editore, politologo e Dirigente dei Radicali. La presentazione capitolina ricalca nelle intenzioni il percorso, 150 anni dopo, dei protagonisti del Risorgimento. Le prossime tappe saranno Talamone, Genova, Milano e Torino.

“Non più mille” è l'inchiesta sulla mancata costruzione del Monumento a Garibaldi, proprio nella città dello sbarco, Marsala. Si può leggere come la dimostrazione che l’incapacità di costruire un piccolo, grande monumento è l’incapacità delle classi dirigenti di risolvere il problema del Sud. Oppure come una riflessione sul tema del “monumento” in sé: negare un monumento significa negare ad una comunità un pezzo di memoria.

L’inchiesta, che ha il patrocinio della Fondazione Italia 150 e del Comune di Marsala, è arricchita dai contributi di Roberto Alajmo e Nino Amadore. Ripresa da diversi quotidiani nazionali (Il sole 24 ore, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, l'Unità) è stata definita un’inchiesta “straordinaria” da Gian Antonio Stella.

“E’ una piccola storia che è una grande metafora della condizione del sud e dell’incapacità di avere memoria nel nostro Paese”, ha detto Alessandro Sortino (volto noto prima con “Le Iene” su Italia Uno, oggi con “Exit” su La7 e con “Presa Diretta” su Raitre), che è stato proprio a Marsala per visitare la redazione di Rmc 101 e di www.marsala.it e per registrare alcune interviste per un’inchiesta che andrà in onda su Rai Tre ad Ottobre.

Un altro ospite d'eccezione è stato Giuseppe Civati. Consigliere regionale in Lombardia nelle liste del PD, Civati ha percorso a ritroso il cammino dell'unità, Marsala è stata la sua ultima tappa. “Il monumento di Marsala e il suo lungomare da rifare sono la metafora e, forse, il riassunto preciso dell’Italia in cui viviamo. Tutto si tiene e si spiega, a proposito della nostra famosa identità nazionale. Il monumento la rappresenta fedelmente, anche per la sua incompiutezza”, ha scritto ne l'Unità del 24 agosto scorso.

Il 12 settembre anche il Il Riformista si è occupato del lavoro di Di Girolamo - Genna – Timo. L'articolo è di Angela Gennaro.

 

Memoria sicula. Il Risorgimento interrotto

Presente. Cercate “Marsala” su Google. Il primo risultato sarà la città. Il secondo, Marsala.it, giornale on line diretto da Giacomo Di Girolamo e animato da una redazione che ha una caratteristica di somma rarità: ci credono. E ancora provano a fare giornalismo d’inchiesta. Sviolinata spontanea coi tempi che corrono, così come spontanea è un’altra sviolinata, quella al luogo. Marsala ti accoglie col suo mare, un sole accecante e un’ospitalità tutta siciliana. Luogo di contraddizioni, palazzi bianchi e sapore di sud, dove la gente è fatta di occhi e voci, rughe e pelle arsa dal calore. Burberi, a volte, i marsalesi. E cortesi come solo in Sicilia sanno essere. Il vino li quoroso segna l’anima, e la vita è fatta di «minchiate varie». Come è sacrosanto che sia. Passato. I Mille di Garibaldi, si sa, partono da Quarto, oggi quartiere di Genova. Lì una stele sullo scoglio c’è, dopotutto. Luogo naturale per avviare le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Presente. Per l’appunto: il 5 maggio scorso il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dà il via proprio qui, ai piedi della stele, alla festa, con la deposizione di una corona d’alloro. Ma ogni impresa è fatta di una partenza e di un arrivo. E all’arrivo corrisponde oggi uno scenario diverso.

Passato. Le navi garibaldine sbarcano con una certa tranquillità qui la mattina dell’11 maggio 1860. Garibaldi, insieme ai “picciotti” che si uniscono, libera l’Italia meridionale dal regno borbonico per consegnarla a Vittorio Emanuele. Ogni anno a Marsala, l’11 maggio, la manifestazione c’è. Quello che non c’è (o quasi) è un monumento. Presente. Giacomo Di Girolamo, Antonella Genna e Francesco Timo ricostruiscono questa storia nel libro Non più Mille, Coppola Editore. Una sineddoche italiana, tra l’assurdo e il fin troppo prevedibile. I tre pongono ai lettori di Marsala.it e agli ascoltatori della radio Rmc 101 - la più ascoltata del trapanese - una semplice domanda: chi sa qualcosa sulla faccenda, parli. Non l’avessero mai fatto. Vengono seppelliti da segnalazioni, fotografie, lettere, carte, perizie. Orgogliosi dell’impresa, raccontano contenti quello che definiscono «un esercizio di memoria collettiva». Una storia di prime pietre e di progetti abortiti, passando per l’eclatante cantiere inaugurato da Bettino Craxi nel 1986 e bloccato due anni dopo perché abusivo. A-b-u-s-i-v-o, già. Dichiarato tale dalla Capitaneria di Porto che pure, due anni prima, aveva partecipato alle celebrazioni con il leader socialista. Ora il non-monumento è lì, sul lungomare di Marsala. Per carità, l’Italia pullula di opere incompiute. Ma... «Può sembrare, ovviamente, pura retorica ma questa storia del monumento allo sbarco dei Mille o a Garibaldi è prepotentemente una metafora dell’essere italiani: non è nemmeno la cronaca di un’incompiuta ma la storia stessa di una compiuta storia di abulia e disinteresse storico, politico e sociale», scrive Nino Amadore nella prefazione al libro.

Passato: gli stop-and-go. Calcolando anche l’alto numero di volontari di Marsala che si aggregano ai garibaldini, la faccenda del monumento ha da sempre il suo perché. Tanto che subito dopo lo sbarco, il 9 giugno 1860, il consigliere Curatolo lancia la proposta. L’iniziativa si scontra con un’altra non-novità tutta italiana: la carenza di fondi. E pazienza. Seconda tappa, anno 1868: viene alla luce a Marsala il busto di Garibaldi a Porta Nuova. Esiste tuttora e gode di discreta salute. Ma qui i Mille sono sbarcati, e qui ci vorrebbe un monumento come si deve. Terza tappa: il 19 luglio 1893 ci si riprova, con una colonna sormontata da una Nike alata nel porto. Non è ancora il monumento, ma il segnaposto per la costruzione che verrà. Deve indicare, dice l’onorevole Damiani all’inaugurazione, «a’ passanti il più grande ardimento che siasi mai offerto e la più grande fortuna raggiunta nel nome della patria e della libertà». Il “segnaposto” non solo non terrà il posto ad alcunché, mafarà anche una finaccia. Troppo alta ed esile, la colonna: e lo scirocco non perdonerà. Passano gli anni, e viene costituito un comitato cittadino. Mission: il monumento appunto. Scatta nel 1910 una proposta di legge presentata alla Camera dall’onorevole Vincenzo Pipitone. Approvata: il contributo stanziato dallo Stato è di 50mila lire: oggi sarebbero circa 187mila euro. Quindi concorso e vittoria di uno scultore di Palermo, vero e proprio fan dell’Eroe dei Due Mondi: Ettore Ximenes. Un tipetto di tutto rispetto e di fama internazionale. A Marsala no, ma altrove monumenti a Garibaldi ne ha poi fatti, Ximenes: a Pesaro, e a Milano in piazza Cairoli. Lo scultore comunque per Marsala progetta: «Un grande cippo, una specie di colonna quadrata con, ai lati, i fregi e varie sculture», si spiega nell’inchiesta. Et voilà: il monumento non vedrà mai la luce, ma il Comune intascherà le 50mila lire e lo scultore non verrà mai pagato. Pensare che invece il monumento di Quarto vede la luce nel 1915 con tanto di discorso di D’Annunzio. Pensare anche che l’inesistente progetto di Ximenes viene immortalato in alcune cartoline che fanno il giro del mondo. Poi è la volta di Benito Mussolini. A Marsala l’8 maggio 1924, in occasione della sua visita, dei teli nascondono la vergogna dei massi senza senso di quello che doveva essere il Monumento ai Mille. Il Duce non manca di assicurare «ora ghe pensi mì» per il benedetto progetto. Passano altri anni, di preventivi e gare d’appalto, proposte di legge e leggi vere e proprie (la n.90 del 23/02/1960). Fino alla prima pietra nel 1986, alla presenza di Craxi. Tutti contenti? Macché. L’11 maggio 1988 la Capitaneria denuncia: il monumento è abusivo, sorge su un’area del demanio. Peccato che la stessa Capitaneria fosse in prima fila alle celebrazioni del 1986.

Presente. A raccontarlo Renzo Carini, sindaco di Marsala: «C’è un nuovo progetto, l’unico che si può fare, con il concorso: “Millle Luci”. Si tratta di mille lampade a distanza di un centimetro e 89 millimetri l’una dall’altra (i Mille, si sa, in realtà erano 1089, di cui una donna, ndr), rifatto in base alle nuove indicazioni della Regione. C’era stato il sequestro dell’area, e poi il progetto non si poteva comunque fare». Carini ci lavora da quando è sindaco, dal giugno del 2007. «Siamo pronti a riprendere i lavori: stiamo iniziando con un primo stralcio finanziato dal Comune per oltre 450 mila euro. Ho la gara appaltata e la ditta vincitrice e a giorni dovrei andare a firmare a Palermo la concessione finale. Speriamo di finire anche con il finanziamento della Struttura di missione per i 150 anni dell’Unità». Sui tempi, il sindaco non si sbottona. Lo scotto di oltre un secolo e mezzo di «incompiutismo» forse pesa. Nel frattempo, l’11 maggio scorso Napolitano ha posto una colonna di fiori sul monumento del 1893, «abbandonato da oltre 100 anni». Il sindaco assicura anche che verrà recuperata la costruzione «abortita» nel’88: due plance di nave, il Piemonte e il Lombardo, che si uniscono in un’unica prua. E che all’interno ci sarà il Centro studi risorgimentali garibaldino. È l’incompiuta: Francesco Timo racconta che «per anni qui la gente veniva a dormire, a drogarsi, a bere». E quando la costruzione è stata ripulita per la visita di Napolitano «hanno portato via più di 600 siringhe». «Signora, qua solo siringhe abbiamo trovato», raccontava un operaio. Il prospetto del monumento, in quell’occasione, viene ripulito e ridipinto sì, ma solo dalla parte anteriore, quella visibile dalla strada. E comunque il tragitto della macchina presidenziale non prevede il transito davanti all’incompiuta. Più o meno quello che era successo con Mussolini: «Quando si dice corsi e ricorsi», sorride Francesco. «I marsalesi? Alcuni vorrebbero che venisse abbattuto, che Garibaldi non venisse ricordato per quella storiografia che lo descrive come un conquistatore. Altri che l’opera venga finalmente completata. Altri ancora, come me, che rimanesse così: una piazza in cemento armato, per ricordare noi stessi, eterni incompiuti».

Futuro. Tra due giorni, il 14 settembre, sarà inaugurato il nuovo memoriale dei Mille a Quarto con la lastra di 30 metri in acciaio con i nomi dei 1089 volontari. Cosa accadrà dall’altra parte del Tirreno? Ammesso che qualcosa accada.