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14/09/2010 05:57:39

Maxi sequestro da 1,5 miliardi di euro. "L'eolico è il paradiso per Cosa Nostra"

tra reperimento di terreni e autorizzazioni per un'enorme ritorno economico: e' il paradiso per l'organizzazione mafiosa che dispone di mezzi e agganci necessari ad attuare il progetto". Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Messineo, nel corso della conferenza stampa a Trapani sul sequestro da un miliardo e mezzo di euro all'imprenditore alcamese dell'eolico Vito Nicastri, eseguito dalla Dia. "E' la prima volta che si interviene in uno stato indiziario puro, anche se l'imprenditore non e' stato mai arrestato o indagato per lo specifico delitto", ha aggiunto il colonnello Rosolino Nasca della Dia di Palermo. Messineo ha sottolineato che il sequestro di beni "e' un provvedimento cautelare provvisorio che dovra' essere verificato, ma non esistono margini di ambiguita' sul fondamento del provvedimento". Il procuratore ha evidenziato che il valore complessivo di un miliardo e mezzo di euro dei beni sequestrati, e' stato calcolato dal direttore centrale della Dia Antonio Girone, precisando che si tratta di un valore "superiore ai patrimoni sequestrati a Grigoli e a Cascio".
Girone ha ricordato che le indagini sono state avviate alla fine del 2009 "e la proposta di sequestro e' stata avanzata lo scorso 7 luglio, con 1.600 pagine piu' 800 pagine di allegati".
Il colonnello Nasca ha tracciato un profilo dell'imprenditore alcamese, ricordando che ha iniziato a fare attivita' economica negli anni Novanta e che sono stati raccolti elementi su sue relazioni con la mafia, con la 'ndrangheta calabrese e in particolare con le 'ndrine di Plati', San Luca e Africo. "Il nome di Nicastri - ha ricordatro il colonnello Nasca - e' stato trovato in un pizzino in occasione dell'arresto di Lo Piccolo e le indagini hanno permesso di dimostrare rapporti economici con partecipazioni anche da Malta, Belgio, Olanda, Lussemburgo".

 

14,20 - Nel complesso sono stati sottoposti a sequestro antimafia:

- 43 società di capitali, anche con partecipazioni estere, operanti prevalentemente nel settore eolico e fotovoltaico, intestatarie, tra l’altro di centinaia di appezzamenti di terreno ubicati nelle province di Trapani, Palermo, Reggio Calabria, di numerosi beni mobili, immobili e conti correnti;
  - un centinaio di beni immobili (terreni, palazzine, ville con piscina, magazzini), ubicati nelle province di Trapani e Catanzaro;
- diverse autovetture di grossa cilindrata nonché un lussuoso catamarano di circa 14 mt. (costruito nel 2009);
  - oltre 60 rapporti finanziari (conti correnti, depositi a risparmio, depositi titoli, polizze assicurative).
 

 

14,00 - “E’ stata fatta oggi la più grande operazione di sequestro dei beni ad un imprenditore nel Trapanese considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro: sono stati sequestrati un miliardo e mezzo di euro” ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nel corso della trasmissione Mattino 5.
Il provvedimento riguarda l’intero patrimonio di Vito Nicastri, 54enne alcamese, personaggio leader nel settore della produzione alternativa dell’energia elettrica, nel fotovoltaico ed eolico. Nel mirino, numerose società con sede nelle province di Trapani, Palermo, Milano, Roma, Catanzaro, mentre le correlate indagini hanno rilevato interessi di Nicastri anche all’estero, dove ha costituito società o rilevato quote azionarie.
L’attività imprenditoriale di Nicastri è quella dello sviluppatore, figura professionale tipicamente italiana che consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni MW prodotto viene venduto a circa 2.000.000,00 di euro.
E’ stata effettuata una attenta rilettura – dicono gli inquirenti - dei procedimenti penali e dei numerosi fatti rilevanti per le investigazioni che hanno interessato l’impreditore, che confermano un coinvolgimento a livello relazionale con numerosi e qualificati esponenti mafiosi, con soggetti organici a Cosa nostra, ovvero con soggetti che a loro volta sono entrati in contatto con pregiudicati, anche mafiosi. E’ stata rilevata, infatti, in tutte le vicende nelle quali è stato coinvolto, una sua “vicinanza” con noti esponenti mafiosi.
Alcuni collaboratori di giustizia hanno reso dichiarazioni su Nicastri. Quest’ultimo, coinvolto in una vicenda di tangenti e temendo ritorsioni, si sarebbe rivolto al capo cosca, per chiederne la protezione, accordata, anche a seguito dell’approvazione del famoso Leoluca Bagarella. Nicastri si sarebbe adoperato per versare alla “famiglia” una percentuale sui lavori realizzati, cosa che effettivamente fece versando 200 milioni di lire.
Nicastri è stato coinvolto in alcune operazioni di polizia, nelle quali sono stati arrestati numerosi esponenti mafiosi, ed in particolare nella “Cadice” ed “Abele”, nonché nella più recente operazione “Eolo”, che ha svelato il coinvolgimento di Cosa nostra nel lucroso affare della realizzazione delle centrali eoliche nella provincia di Trapani. Risulterebbero, inoltre, rapporti con le consorterie criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Platì, San Luca e Africo.
La valenza assunta dall’imprenditore trapanese nell’ambito di Cosa nostra, – secondo gli investigatori – trova riscontro, anche, nell’interessamento nelle vicende imprenditoriali di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, come rileva il pizzino rinvenuto in occasione del loro arresto.

 



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