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19/08/2010 09:32:48

La DIA di Palermo sequestra il patrimonio di un pastore, Pasquale Ciaccio: 900 mila euro

Procuratore della Repubblica - Dipartimento di Criminalità Economica - sulla base di indagini bancarie-patrimoniali esperite dalla D.I.A., diretta dal Generale di divisione dei Carabinieri Antonio Girone.


Il Tribunale ha motivato il sequestro rilevando la mafiosità, accertata in diversi atti processuali, di Ciaccio, e la sproporzione  tra il valore dei beni posseduti e/o dei redditi dichiarati e l’attività svolta. Pasquale Ciaccio è stato ritenuto un personaggio di fondamentale importanza nel sodalizio mafioso del Belice, stabilmente inserito all’interno dell’organizzazione criminale “cosa nostra”.
Già il 15 maggio del '94 era stato oggetto di accertamenti, a seguito del ritrovamento, nel suo fondo di Sambuca di Sicilia, all’interno di un casolare, di armi, cartucce e polvere da sparo. Nel novembre dello stesso anno è stato arrestao, insieme ad altri soggetti, perchè ritenuti responsabili di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni, danneggiamento ed altro.

Nel 2008 viene arrestato in seguito all'operazione della DDA “Scacco Matto” . Pasquale Ciaccio ed altri soggetti sono ritenuti responsabili del reato di associazione di stampo mafioso finalizzata ad acquisire la diretta gestione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, il controllo della fornitura di calcestruzzo, automezzi e manodopera specializzata. L’attività d’indagine aveva scompaginato le famiglie mafiose di Sciacca, Menfi, Santa Margherita Belice, Montevago, Sambuca di Sicilia, Burgio, Lucca Sicula, Villafranca Sicula e il mandamento di Ribera.
A Ciaccio è stato contestato di aver partecipato al citato sodalizio criminoso, in particolare di avere svolto funzioni di raccordo fra gli associati e di gestione delle attività di estorsione e “messa a posto” delle imprese operanti in quel comprensorio. Nella veste di ideatore e mandante, unitamente a Calogero Rizzuto, già vice capo mandamento del Belice ed ora collaboratore di giustizia, aveva costretto, tra l’altro, il titolare di una impresa edile, che stava eseguendo la manutenzione delle strade e delle opere annesse in S. Margherita di Belice, a consegnare loro una somma di denaro e a stipulare un contratto di nolo a freddo di macchinari e/o mezzi con una ditta individuale a loro vicina.


Allo stesso sono stati, altresì, riconosciuti stretti, continui contatti con il capo mandamento del Belice Gino Guzzo, direttamente collegato al capo provinciale Giuseppe Falsone (arrestato a Marsiglia il 25 giugno u.s.) e con soggetti operanti al di fuori della provincia di Agrigento. Infatti Gino Guzzo è stato l’unico “uomo d’onore” accreditato a recarsi in Castelvetrano per incontrare Filippo Guttadauro – cognato di Matteo Messina Denaro e fratello del medico, boss di Brancaccio, Giuseppe - in ordine ad alcune “messe a posto” infra-provinciali. Per questi fatti Guzzo è stato condannato il 18.02.2010, con il rito abbreviato, a 21 anni e 2 mesi di reclusione.
Numerose conversazioni ambientali raffigurano Pasquale Ciaccio, inconfutabilmente, come collettore delle estorsioni a danno di tutti quegli imprenditori edili, nonché fornitori di materiali, che operavano nel territorio belicino.
La Procura della Repubblica di Palermo ha rilevato che gli investimenti e gli acquisti operati dal proposto non hanno trovato alcuna giustificazione nelle modeste disponibilità finanziarie del predetto, ritenendole, per la loro natura, frutto o reimpiego delle attività illecite della consorteria mafiosa operante nel territorio di Santa Margherita Belice.