Benedetto Cottone fa parte di quei politici marsalesi che negli anni sessanta frequentavano i palazzi romani. Ex monarchico nel 1957 passa nel PLI, Cottone è stato colui che si interessò per la consegna alla città di Marsala di una ricompensa al valor civile. Infatti ad inizio 1960 le corrispondenze con l’allora ministro Segni furono significative e dai toni amichevoli. Tant’è che nel febbraio di quell’anno Segni scrive a Cottone dicendo che «la proposta relativa alla concessione a Marsala di una ricompensa al valor civile è stata prontamente posta in istruttoria tramite la prefettura di Trapani; e che, a istruttoria completata, verrà sottoposta all’esame dell’apposita commissione». Inizia così l’iter, su iniziativa di una o più persone che particolarmente tenevano a questo riconoscimento. C’è a questo punto una serie di corrispondenze tra Marsala e la Questura di Trapani. Dopo la richiesta di avviare l’iter, da Trapani arriva la contro-richiesta di una relazione dettagliata su ciò che accadde quei giorni del maggio ’43 e soprattutto si chiedeva di inserire nella relazione delle testimonianze verificabili di persone che hanno assistito ai fatti.
Alla questura, il 2 marzo 1960, arriva una relazione in parte esaustiva che reca la firma del commissario capo della polizia, Dr. Camilleri (nulla c’entra col celebre scrittore) nella quale viene detto che il bombardamento dell’11 maggio ’43 causò il danneggiamento e distruzione dell’88% dei vani esistenti . «La violenza del bombardamento, - continua la relazione – suscitò allora nella inerme popolazione indicibile terrore e, mentre gran parte delle persone si abbandonarono a scene di panico irrefrenabili, non furono eccezionali gli episodi di vero eroismo compiuti da gruppi di persone che, assieme alle Autorità costituite, si prodigarono per portare aiuto…». Questa disamina è abbastanza breve, una pagina, e non riporta esattamente ciò che era stato chiesto da Trapani: «…dati gli anni trascorsi non è stato possibile raccogliere singoli episodi di eroismo compiuti dalla popolazione, il cui comportamento è stato veramente superlativo e tale da iscriverlo nell’albo d’oro della storia della Nazione». La non possibilità di reperire testimoni sembra molto strana, in fondo erano trascorsi solo diciassette anni. L’impressione è che c’era fretta.
Come detto gli uffici comunali non hanno nessun documento relativo alla medaglia d’oro al valor civile. È una cosa davvero assurda. Una città bombardata, non per sbaglio, e distrutta non riesce a ricordare all’interno del palazzo che l’amministra quel tragico evento. Se si sta raccontando questa storia a puntate è anche grazie a documenti saltati fuori quasi per caso dagli archivi. Come l’archivio storico della presidenza della Repubblica che ha conservato le corrispondenze, guarda caso, dell’on. Cottone e il Quirinale per la cerimonia di consegna della medaglia d’oro. La gestione del tempo in questa vicenda non è la dote che spicca maggiormente ai fautori della ricompensa di Marsala. Diciassette anni dopo il tragico episodio davvero nessuno ricordava più nulla? Non si è riusciti a trovare almeno un testimone? Inoltre i documenti forniti dal Quirinale dicono che il Presidente della Repubblica è stato invitato alla cerimonia, che avrebbe dovuto tenersi il 24 luglio ’60, solo dodici giorni prima: il 12 luglio. Ovviamente era troppo tardi,così si decise di invitare il ministro Segni, ma anche questo era impossibilitato: la cerimonia fu rinviata a data da destinarsi. La data fu poi fissata per l’11 maggio 1961 e il sindaco di Marsala rivolse nuovamente l’invito al Presidente della Repubblica che, anche in questo caso, non poté parteciparvi. Curiosità: il mandato presidenziale di Gronchi inizia l’11 maggio ’55 per finire lo stesso giorno di sette anni dopo.
Alla cerimonia del 1961 non ci sarà neanche Segni, interlocutore principale di Cottone. Allora, la mattina dell’11 maggio ‘61, dopo la messa solenne, in un mare di gente precipitatasi in Piazza della Repubblica sarà Codacci Pisanelli, Ministro per i rapporti col Parlamento, l’oratore ufficiale a conferire l’onorificenza. Il suo discorso segue quello, scontato, di Cottone. Quella mattina a Marsala fu consegnata la Medaglia che probabilmente è oggi conservata in qualche carpetta da ufficio, proprio come quella di Trapani.
Del decreto con il quale fu conferita la medaglia il Quirinale non ne ha traccia.
Ciò che è certo è che il decreto sia stato firmato prima del luglio 1960. Perché più che la patacca la ricerca si concentra sul decreto.
La lapide che si trova all’ingresso dei pubblici uffici segna la data 16 maggio.
L’archivio storico di Marsala è ubicato in Piazza Carmine da circa 30 anni e conserva dei documenti davvero notevoli non solo per gli appassionati di antichità. Conservava anche le gazzette ufficiali della Repubblica in forma cartacea, ma un po’ di tempo fa è stato deciso di mandare tutto al macero. Lì si sarebbe potuto trovare il decreto. Ci ripetono ciò che ci avevano detto in prefettura: “dovrebbe averlo il Comune”. Ma il Comune non ce l’ha. Non c’è niente neanche al museo civico, niente in biblioteca, niente decreto da nessuna parte. Salta fuori per caso in archivio storico. Nel 2005 il Comune di Marsala aveva chiesto al ministero di avere notizie su quella legge. Ciò che troviamo, in fotocopia, all’archivio storico è questa richiesta con la legge che include in un unico sforzo legislativo le onorificenze al comune di Marsala e Francavilla al Mare.
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Vista la legge 2 gennaio 1958, n° 13; udito il parere della Commissione istituita per l’esame delle proposte di ricompense al valor civile; sulla proposta del Ministro Segretario di Stato per l’Interno; Decreta: ai Comuni di Marsala e Francavilla al Mare è conferita, rispettivamente, la medaglia d’oro e d’argento al valor civile per il comportamento tenuto dalle popolazioni durante l’ultimo conflitto bellico. Dato a Roma addì 16 maggio 1960››.
La motivazione è leggibile in quella lapide affissa nel portico dei pubblici uffici. Tutto qui. Nessuna foto, nessuna pergamena incorniciata, nessuna medaglia esposta ma conservata dall’economo, neanche la copia da cerimonia (custodita dalla polizia municipale). Nessuna stanzetta al museo civico ricorda quel tragico evento. Nessuna sezione apposita all’archivio storico che pure custodisce, in maniera non appropriata per via della struttura non adatta invasa dall’umidità e dalla polvere che cade dal soffitto con un fil di vento, documenti e libri interessanti, e prima del macero le gazzette ufficiali dal ‘48 ai giorni nostri.
La medaglia è l’epilogo della storia di quell’11 maggio che segnò per anni la vita dei marsalesi. Quella storia è magnificamente raccontata nel documentario girato dagli alunni del Liceo Classico di Marsala, diretti da Massimo Pastore, dal titolo “28 gradini” in cui documenti inediti, e presi in capo al mondo, raccontano la tragica vicenda. “28 gradini” è stato realizzato nel 2009 e ha trovato le testimonianze, a 66 anni di distanza, dei superstiti del bombardamento. Dopo 66 anni, non 17. Abbiamo trovato il decreto, o almeno la copia. La patacca c’è, o almeno così dicono, ma è in ferie. Speriamo solo che non si trovi buttata in qualche cassetto da ufficio dimenticato da tutti, un po' come questa storia.
Francesco Appari