Quantcast
×
 
 
12/08/2010 05:30:13

"La nostalgia non è prova di appartenenza a Cosa Nostra". Scarcerato Giuseppe Barraco

Lo sottolinea la Cassazione che ha annullato con rinvio un'ordinanza di custodia cautelare, inflitta dal Tribunale di Palermo, nei confronti di un indagato, accusato di far parte di 'Cosa Nostra' sulla base di alcune conversazioni telefoniche dalle quali risultava la sua partecipazione ad estorsioni e commenti in ''tono nostalgico'' sulla cosca di Marsala. Si tratta di Gaspare Barraco, di 73 anni, coinvolto nell'operazione «Nerone» condotta dai Carabinieri e coordinata dalla Dda di Palermo.
La Sesta Sezione Penale, ritenendo gli indizi di colpevolezza insufficienti, ha chiesto un nuovo giudizio che riporti prove tali da giustificare il carcere per l'indagato ultrasettantenne. Scrivono infatti i supremi giudici, nelle sentenza n.30415: «Per delineare una condotta di partecipazione di un soggetto ad un'associazione mafiosa, non sono sufficienti le sue attestazioni di fedeltà alla "famiglia", quali quelle che paiono emergere dalle conversazioni, più che altro di tono nostalgico, nè isolate condotte di tipo estorsivo, non chiaramente identificabili nella loro caratura mafiosa, ma occorre accertare comportamenti che, al di là di una ideale "affectio societatis", rivelino uno stabile attivarsi del soggetto per il raggiungimento di uno scopo criminale comune, nell'ambito di un ruolo che non sia soltanto rivendicato ma anche riconosciuto e accettato dai sodali».

 

L'operazione "Nerone" è del Febbraio scorso. I militari eseguirono otto ordinanze di custodia cautelare in carcere: Giovan Battista Agate, 68 anni di Mazara del Vallo, pluripregiudicato mafioso, fratello del più noto Mariano Agate; Giuseppe Barraco, 73 anni di Marsala, Vincenzo Funari, 77 anni di Gibellina; Giuseppe Gennaro, 43enne originario di Calatafimi; Melchiorre Perrone, 46 anni di Castelvetrano; Vincenzo salvatore Onorio, nato a Gibellina 56 anni fa; Antonino Rallo, 58 anni di Marsala, attualmente detenuto in carcere per associazione mafiosa e Vito Vincenzo Rallo, 50 anni, originario di Marsala.
Gli otto arrestati, a vario titolo, sono accusati di associazione mafiosa, estorsione aggravata e tentata estorsione aggravata. Il gruppo avrebbe fatto parte di Cosa nostra partecipando attivamente alle fasi deliberative, organizzative ed esecutive di delitti finalizzati al perseguimento dei fini della stessa organizzazione mafiosa. Inoltre, gli otto arrestati di stamattina avrebbero, in concorso tra loro, minacciato ripetutamente un imprenditore intimandogli di versare 6 mila euro l’anno perché loro appartenevano all’associazione mafiosa Cosa Nostra. Agate, Barraco, Funari, Gennaro, Onorio, Perrone e i due Rallo dovranno anche rispondere di tentata estorsione aggravata per avere costretto, con atti intimidatori, il titolare di un’impresa edile a versare una somma imprecisata per la “messa a posto”, destinata alla famiglia mafiosa di Calatafimi, per l’appalto dei lavori. Inoltre, avrebbero anche costretto due imprenditori a versare, in relazione alla compravendita di un terreno, 13 mila euro per le esigenze delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo e Marsala.
Ma cosa diceva Barraco «intercettato»? Barraco non nasconde di essere uno di quelli «all'antica», di quelli che volevano una volta «liberarsi» del boss mazarese Mariano Agate, perchè allora la mafia di Marsala era parecchio agguerrita: «Il mondo è finito, Vincenzo!..». «Sì.. sì.. un porcile è..». «Mi devi credere.. sopra la buonanima di mio padre, perché mi vengono i nervi a me ..». «No, ma tu non ti devi innervosire, lasciali stare!». «Che il mondo è perduto..sono state tutte queste leggi che hanno preso ora....i "frariciumi" sono molti..». Barraco dettava le regole: «Non si parla davanti ad estranei. Io vengo da un altro tipo di educazione.. e l'educazione lo sai come me l'hanno insegnata? Che le cose "nostre", non si portano fuori, così mi hanno insegnato e mi sono mantenuto sempre così!... in famiglia si entra e si esce quando muori.., e io questo lo so..io di uscirmene non me ne posso uscire!». «Dobbiamo parlare tra chi è "la stessa cosa"»