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05/08/2010 12:59:10

Presentata la mozione che impegna il Governo contro le ricerche e le trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo

strumentazioni e capacità di intervento a fronte dei pesantissimi rischi connessi alle diverse attività di ricerca, coltivazione e trasporto via mare di idrocarburi".
La mozione di fatto è una accelerazione del percorso avviato dallo stesso senatore d’Alì che, nelle scorse settimane, ha proposto ed ottenuto l’inserimento nel decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Disposizioni correttive e integrative del recante norme in materia ambientale" (Testo Unico Ambientale, ndr), del parere della Commissione Ambiente in base al quale il ministero dell'Ambiente non potrà rilasciare nulla osta per attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare nelle zone ricomprese entro dodici miglia marine dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette (anche Regionali).
La mozione presentata oggi inoltre propone l'istituzione di un "fondo" mirato alla copertura dei costi di intervento e di ripristino ambientale in caso di inquinamento del mare o delle coste dovuto a incidenti, un "codice" per la tutela e lo sviluppo del Mediterraneo che impegni operatori e istituzioni a un minimo comune denominatore di regole di salvaguardia.
Richieste avanzate, è scritto nella mozione, "non sull'onda dell'emozione per i tristi accadimenti del Golfo del Messico ma per l'amara consapevolezza che nel nostro piccolo e già inquinato mare, un analogo accadimento ne decreterebbe la morte definitiva, con la conseguente crisi irreversibile delle principali economie mediterranee".
Per garantire questo obiettivo, la mozione impegna il governo prima di tutto a dare "immediata attuazione" al divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi entro le 12 miglia dalle aree marine e costiere protette, notificando i contenuti della norma contenuta nelle modifiche al Testo unico ambientale anche ai soggetti che hanno presentato richiesta di autorizzazione per sospendere le attività.
Poi a fornire al Parlamento "con la massima urgenza" l'elenco di tutte le aree ora interdette alle attività di prospezione, dando la massima divulgazione del testo e assumendo come "ratio regolativa" le "cautele, le procedure e le attenzioni stabilite" nel Testo unico ambientale per ogni tipo di richiesta.
Sul piano dell’auspicato intervento internazionale del Governo Italiano la mozione mira, in particolare, a dare impulso in sede euromediterranea, come lo stesso d’Alì aveva anticipato alla riunione dell’APEM (Assemblea Parlamentare Euro Mediterranea), prima a Palermo e poi a Innsbruk, a una "comune strategia" con gli altri paesi del bacino affinchè "non rilascino nuove autorizzazioni" e a promuovere, attraverso dei protocolli, "un'apposita normativa di sicurezza ambientale", estendendo il regime delle responsabilità per danni anche ai proprietari e ai destinatari dei carichi inquinanti.
Tra le altre proposte formulate nella mozione, anche l'istituzione di una Zona di protezione ecologica (Zpe) e la possibilità per il governo di creare un'apposita struttura presso la Presidenza del Consiglio in grado di monitorare e vagliare le diverse attività inquinanti per formulare proposte e informare periodicamente il Parlamento.
“Se il Governo italiano, come suggerito dal ministro Frattini prima e dal ministro Prestigiacomo poi, deve intervenire presso il governo Libico per chiedere la moratoria delle trivellazioni alla BP, è bene – afferma d’Alì – che si attivi con altrettanta efficacia per la sospensione e la revoca delle autorizzazioni in itinere di tutte le operazioni di prospezione e di ricerca già attivate lungo le coste italiane. Se il comune obiettivo dei Paesi che si affacciano sul ‘mare nostrum’ deve essere quello di bloccare le autorizzazioni alle trivellazioni in qualunque parte del Mediterraneo ci attendiamo coerentemente dal Governo nei prossimi giorni una dichiarazione di immediata moratoria e una successiva revoca delle operazioni di ricerca nelle acque a largo dell’isola di Pantelleria, o dell’isola di Montecristo, o al largo delle Egadi. Operazioni che stanno destando 'sospetti' e allarme nelle popolazioni interessate”.



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