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28/07/2010 10:00:00

Un nuovo piano per Tirrenia

La società ha inoltre consolidato il proprio assetto societario e rassicurato l'azionista di Tirrenia riguardo all'intenzione della Sicilia di abbassare gradatamente le sue quote di partecipazione, dopo il previsto periodo di lock up di un anno. La mossa punta a favorire l'ingresso di nuovi soci che potrebbero anche essere individuati in soggetti stranieri: maltesi, tunisini o libici.
Il nuovo progetto industriale di Mediterranea è stato consegnato ieri a Fintecna intorno alle 17, subito prima che si riunisse, proprio per valutare l'offerta, il cda della finanziaria del ministero dell'Economia. Fintecna, che in precedenza aveva chiesto a Mediterranea di rimodulare l'offerta economica presentata, farà slittare di qualche giorno l'esito della gara e decidere se assegnare o meno Tirrenia all'unico concorrente ancora in gara, dopo il ritiro degli altri 15 soggetti, tra armatori e fondi, che avevano presentato inizialmente manifestazioni di interesse. In effetti, la Finanziaria e l'advisor Unicredit avevano ritenuto che la prima offerta non fosse sufficiente. Il debito accumulato da Tirrenia, peraltro, ammonta attualmente (lo ha certificato la Corte di conti) a 657 milioni.
Mediterranea, da parte sua, in una nota si augura di poter raggiungere il proprio obiettivo, «visto che sono stati assolti tutti gli adempimenti e le prescrizioni che il procedimento ha previsto per conseguire l'aggiudicazione finale» e che la Regione Sicilia «conferma la volontà a consentire, nel tempo, un ridimensionamento della sua partecipazione alla società per dare luogo a ulteriori partecipazioni da parte di soggetti privati, anche stranieri, e con interessi nel Mediterraneo».


Ma la nuova offerta è arrivata solo dopo una riunione burrascosa, ieri, del consiglio di gestione di Mediterranea, spa composta da Regione Sicilia (37%), Ttt Lines di Alexis Tomasos (30,5%), l'armatore Salvatore Lauro (18,5%), Isolemar (8%), l'ex presidente di Confitarma Nicola Coccia (3%) e la famiglia Busi (3%). La società, nei giorni scorsi, aveva già deciso di alzare da 10 a 20 milioni il proprio capitale sociale e aveva avanzato la prima proposta per l'acquisto di Tirrenia, che prevedeva il versamento di 10 milioni di euro e l'accollamento di 520 milioni di debiti della compagnia di navigazione. Non tutti i soci erano sulla stessa linea rispetto alla rimodulazione di quell'offerta. Ma alla fine, grazie anche al supporto dell'advisor Ernst & Young, è stato formulato il progetto finale. Che prevede modifiche nel board della spa, con l'ingresso nel consiglio di gestione di Cristina Busi Ferruzzi, che si affianca al rappresentante della Regione, a quello di Isolemar, a Lauro (presidente del cda) e a Tomasos. Quest'ultimo ha ricevuto ufficialmente le deleghe per guidare operativamente la compagine. «Abbiamo deciso - spiega lo stesso Tomasos - di aumentare l'offerta da 10 a 25 milioni, che saranno versati però nell'arco di 10 anni: un milione subito e gli altri ripartiti nel decennio. È c chiaro che questo comporterà anche, se otterremo l'assegnazione, un aumento di capitale maggiore che arriverà almeno a 25 milioni, se non di più. Resta invariato, invece, l'accollamento del debito. Inoltre abbiamo allegato al progetto una lettera in cui chiariamo che, nel caso i contributi statali previsti per Tirrenia (72,6 milioni l'anno per 8 anni, ndr) e Siremar (55,7 milioni l'anno per 12 anni, ndr) dovessero cadere, la nostra offerta sarebbe ritirata».Nicola Coccia, da parte sua, ha deciso ieri di non sottoscrivere alcun aumento di capitale; cla sua partecipazione si ridurrà, quindi, callo 0,5%, mentre la famiglia Busi supererà il 5%. Le quote della Regione Sicilia, finito il lock up, scenderanno progressivamente al 21% «e forse fino al 16%», conclude Tomasos.
L'obiettivo, aggiunge Salvatore Lauro, «è di far entrare nuovi soci, anche perché mi risulta che tunisini , c maltesi e libici stiano guardando con molta attenzione all'operazione. Inoltre siamo pronti a rassicurare i si n cdacati sulle garanzie occupazionali». Segnali positivi, infine, affermano gli azionisti di Mediterranea, sono arrivati da alcune banche creditrici di Tirrenia, «tra le quali Intesa Sanpaolo e Unicredit».
 



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