della Guardia di finanza «Re Mida». Un'inchiesta che consentì di fare luce su una delle più imponenti presunte truffe commesse ai danni di Stato e Ue attraverso i meccanismi della legge 488 del '92, varata per lo sviluppo delle aree economicamente depresse del Mezzogiorno. A far diventare oro tutto quello che toccava era, secondo l'accusa, il 45enne ingegnere di Castelvetrano Vito Abate, titolare dello studio ''Erasmus'', che curava le pratiche relative alle richieste di finanziamento e talvolta acquisiva anche le società. Nel febbraio 2007, oltre ad Abate, furono posti agli arresti domiciliari anche gli imprenditori palermitani Calcedonio e Alessio Di Giovanni, padre e figlio, i mazaresi Pietro Tranchida, ragioniere, e Simone Lentini, commercialista. Oltre 30 milioni di euro gli ''indebiti'' contributi pubblici incassati per realizzare, sulla carta, strutture turistico-alberghiere a Tr
iscina.
E in aula, davanti al Tribunale presieduto da Riccardo Alcamo, il maggiore Lo Pane ha dichiarato che nell'indagine è confluita anche «una ispezione di funzionari del Banco di Sicilia (l'ente che materialmente erogava i fondi, ndr) che ha concluso evidenziando che le opere in buona parte non erano state realizzate e quindi i finanziamenti dovevano essere revocati». Rispondendo alle domande pubblico ministero Coltellacci, l'ufficiale ha, inoltre, affermato che furono riscontrate anche irregolarità relative alle licenze edilizie. Tra le altre accuse, anche quella di false fatturazioni.
Antonio Pizzo - La Sicilia