A proposito, intanto, della deroga che la Provincia avrebbe concesso autorizzando la navigazione nello Stagnone, non sarebbe peregrino far conoscere a quali categorie di persone può essere consentita – nel rispetto del regolamento – la navigazione. Anche perché, da circa 14 anni, se non erro, l'autorizzazione provinciale prevedeva ormeggio e navigazione per i residenti nelle contrade limitrofe o per coloro che avessero case di villeggiatura nelle stesse, o anche per ragione di salute e di cura.
Il vigente regolamento della riserva, emanato dalla Regione Sicilia nel 2000, nel sancire il divieto generale di navigazione a motore, prevede la possibilità, per l'ente gestore della riserva di rilasciare autorizzazioni in deroga, specifiche, nominative ed a termine, per le attività consentite dallo stesso regolamento. Ad esempio, tra le attività consentite all'interno della Riserva, figura la pesca sportiva, da esercitare secondo modalità previste da un altro regolamento specifico emanato dall'ente gestore. Per quanto riguarda l'anno a partire dal quale la navigazione all'interno della riserva avviene in forza di un'autorizzazione della Provincia di Trapani, è abbastanza evidente che prima dell'emanazione del regolamento e del conseguente divieto non vi potevano essere deroghe. Infatti, la prima determina presidenziale che dispose il rilascio delle autorizzazioni risale al 2002, a firma dell'allora Presidente, On. Giulia Adamo. Personalmente non sono a conoscenza di autorizzazioni alla navigazione rilasciate dalla Provincia – o da altri enti – 14 anni fa.
Ma il divieto è generale o no?
Il divieto è generale, fatte salve le ipotesi derogatorie che lo stesso regolamento attribuisce alla discrezionalità amministrativa dell'ente gestore e, conseguentemente, alla valutazione ed alla comparazione dell'interesse particolare sotteso alla deroga con l'interesse generale protetto dal regolamento, cioè – cito testualmente – la tutela ambientale, del paesaggio, del suolo, delle acque e dell'aria dagli inquinamenti.
In ogni caso, per implicita affermazione del Comandante Cascio, se tanto mi dà tanto, la Provincia ha commesso illegalità, per circa 14 anni, a concedere i permessi.
“E' dal 2002 che segnaliamo il problema alla Provincia, soprattutto in riguardo alla navigazione a motore”. Quindi, ancora una volta, è evidente all'intervista, la Provincia viene dichiarata fuorilegge, recidiva e menefreghista di fronte ai suoi doveri di ente gestore della riserva.
Non ho certamente espresso i giudizi che il Prof. Ruggieri esterna, attribuendoli scorrettamente a mie affermazioni implicite. Se queste, poi, fossero le sue opinioni sarebbe giusto che le esprimesse attribuendosene la paternità ed assumendosene ogni responsabilità. Del resto, così parrebbe dalla lettura dei successivi paragrafi della sua nota pubblicata sul sito dell'associazione Porta d'Occidente.
“Perché a Punta d'Alga non si è fatto il pontile per gli ormeggi?” Già, le responsabilità sono ancora di altri. “La Capitaneria non si occupa della gestione del demanio marittimo”. “L'ente cui compete è la Regione”. “La Capitaneria collabora nella fase istruttoria”. “La politica di indirizzo e l'intero procedimento è materia che la legge attribuisce alla Regione”. La Regione è lontana. Vive in gramaglie e diatribe. A pagare sono sempre i cittadini, vuoi per le illegalità commesse dalla Provincia, vuoi per l'assenza della Regione, vuoi per la solerzia della Capitaneria di Porto che dal 2002 segnala non ascoltata. Per Punta d'Alga “sono in corso le procedure”. E ancora una volta, bisogna vedere “quando i progetti sono stati presentati”.
Per quanto riguarda l'istruttoria relativa al rilascio delle concessioni demaniali a Punta d'Alga, ricordo che su disposizione dell'Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente, l'esame dei progetti sta avvenendo in conferenza di servizi, alla cui direzione è stata delegata la Capitaneria di porto di Trapani, affinché tutte le amministrazioni competenti possano formulare i propri pareri dialogando direttamente tra loro e richiedere ai diretti interessati gli adempimenti necessari per la definizione del procedimento. L'Autorità Marittima è chiamata a rendere il proprio parere sui progetti in esame per quanto riguarda la loro idoneità sotto il profilo della sicurezza della navigazione. E questo è stato già fatto per i primi due progetti in esame. Per le altre istanze si attendono ulteriori adempimenti da parte dei richiedenti, necessari per la corretta valutazione dei progetti. Al di là dei toni sarcastici, non mi sembra che si possa parlare di lentezza della burocrazia. Certamente non per quanto riguarda l'azione amministrativa propria della Capitaneria di porto che ha definito la propria parte di procedimento nel più breve tempo tecnicamente possibile. Poi, comunque, è un dato di fatto che, al di là della vicenda giudiziaria, la Regione ha disposto l'estromissione degli ormeggi abusivi dallo Stagnone alle aree esterne alla riserva già in occasione del tavolo tecnico dell'agosto del 2009, interessando per questo i competenti enti territoriali e sollecitando fattivi interventi anche in seguito, a febbraio e marzo del 2010. Le prime istanze sono state presentate tra aprile e maggio del 2010 e subito discusse in conferenza di servizi.
“La navigazione a vela e a remi è consentita nello Stagnone?” “Si, il divieto è solo per i natanti a motore”. Siamo nel 1840! Non sono stati inventati né motoscafi, né automobili, né motocicli, né aerei che solcano e inquinano i cieli, né i pesticidi e quant'altro...
E infine, “la Regione auspicava una soluzione da parte della Provincia per consentire l'ormeggio delle unità a vela e a remi in maniera non impattante con l'ambiente ed in misura contenuta”...
Di quel che ha fatto la Provincia il Comandante Cascio non sa nulla? Non pensa che, anche nella considerazione delle aspettative dei cittadini, sarebbe opportuno che contattasse, con l'autorità che è connaturata al suo ufficio, Provincia e Regione?
Trovo paradossale ed inquietante e, purtroppo sempre più frequente, tentare di insinuare il principio secondo cui, dato che la navigazione a motore sarebbe la naturale evoluzione tecnologica della navigazione removelica e nello Stagnone si è sempre navigato, non ci sarebbe ragione di imporre dei limiti oggi. Già con l'emanazione della legge quadro sulle aree marine protette del 1991 Lo Stagnone di Marsala è stato dichiarato Area di reperimento, destinata cioè a divenire area marina protetta. Inoltre, con legge regionale del 1984, è stato qualificato quale riserva naturale orientata ed affidata alla gestione dell'amministrazione provinciale. Se non bastasse lo Stagnone è stato anche dichiarato dal legislatore nazionale Sito di Interesse Comunitario nonché Zona di Protezione Speciale in ossequio alle direttive comunitarie 92/43/CEE e 79/409/CEE, meglio note come “Direttiva Habitat” e “Direttiva Uccelli”. Come è facile intuire sono tutte norme tese ad assicurare un adeguato grado di protezione ad un ecosistema particolare e delicatissimo. Non vedo come ci si possa meravigliare se anche il legislatore regionale abbia imposto dei limiti alla navigazione a motore. Ciò avviene normalmente in tutte le aree protette, ove nelle zone di protezione totale vi sono divieti ben più restrittivi di quelli attualmente vigenti nello Stagnone. Vero è che sono stati inventati i motoscafi e le automobili, ma anche in molti siti naturali terrestri e perfino in molti centri urbani vige il divieto di circolazione in auto e si circola in bicicletta o a piedi. Il paradosso si spinge ad invocare le aspettative dei cittadini (sarebbe più onesto dire di alcuni cittadini) come pretesto per pretendere deroghe ad una norma non gradita: l'aspettativa di alcuni assunta a rango di fonte del diritto, addirittura primaria, tanto da potere derogare a norme statali ed alle leggi di una Regione a Statuto speciale! Va da sé che secondo tale visione, non sono coloro i quali hanno abusato di una porzione del territorio, di una riserva naturale, riempiendola di corpi morti, di gavitelli su misura per la propria imbarcazione, o appropriandosi di pontili e degli specchi acquei limitrofi, sottraendoli ai legittimi fruitori (cioè ad altri cittadini, portatori di interessi generali e diffusi), a dovere giustificare il loro comportamento, bensì chi fa rispettare i divieti, chi sanziona gli abusi, chi cerca di tutelare la fascia costiera, l'ambiente marino e la sicurezza di chi vi accede assolvendo ai propri doveri istituzionali.