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06/07/2010 04:11:33

Assolto il maresciallo accusato di aver rivelato dov'era Piera Aiello

Il militare, in servizio alla compagnia di Mazara del Vallo (TP), secondo l'ipotesi d'accusa, nell'aprile 2009, avrebbe rivelato il rifugio segreto e la nuova identita' della testimone di giustizia Piera Aiello che, assieme alla cognata Rita Atria (suicidatasi una settimana dopo l'attentato di via D'Amelio), all'inizio degli anni '90, racconto' al procuratore di Marsala Paolo Borsellino cio' che sapeva di Cosa Nostra a Partanna.

 

Il coordinamento di Libera della provincia di Trapani ribadisce con forza la propria solidarietà a Piera Aiello. E per questa ragione, sarà presente con una propria delegazione al sit in che si terrà oggi alle 11.30, presso il Tribunale di Marsala, in occasione di una nuova udienza del processo contro il maresciallo Salvatore Ippolito, accusato di aver rivelato la località segreta in cui si trovava la testimone di giustizia di Partanna. Com’è noto, Piera Aiello, così come la cognata Rita Atria, ha compiuto anni fa una scelta di vita ben precisa, decidendo di raccontare tutto ciò di cui era a conoscenza riguardo le vicende mafiose di Partanna e della valle del Belice. Una scelta pagata a caro prezzo, ma che ha dato un’importante contributo nella lotta alla criminalità organizzata in Sicilia.
Proprio per questa ragione, in continuità con le iniziative portate avanti in questi anni, "il coordinamento provinciale di Libera intende far sentire tutto il proprio sostegno a Piera Aiello nel procedimento giudiziario in corso, in cui figura come parte lesa".

“Vogliamo evidenziare - dice Nadia Furnari dell’associazione Rita Atria – come oggi i testimoni di giustizia come Piera non godono dallo Stato adeguata attenzione e non parlo di attenzione di natura economica ma proprio parlo di quella che serve a garantire sicurezza".

Il primo round dell’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Marsala relativa al procedimento penale legato alla rivelazione della località segreta dove si trovava nel 2009 la testimone di giustizia Piera Aiello si è in parte concluso a favore dell’indagato. Dinanzi al gup Giuliana Franciosi il pm Giulia D’Alessandro ha chiesto l’assoluzione di Salvatore Ippolito “per carenza di prove”. Si è opposto il difensore di parte civile di Piera Aiello, l’avv. Gisueppe Gandolfo, ovviamente invece si è unito alla richiesta dell’accusa il difensore del sottufficiale dell’arma, l’avv. Gianni Caracci. Quest’ultimo ha chiesto l'assoluzione dell'imputato affermando che Piera Aiello “non dimostra di essere cauta durante gli spostamenti in quanto andrebbe alle iniziative presentandosi tranquillamente con quel nome". Il legale inoltre ha citato un verbale della stazione dei Carabinieri di Brolo in cui si dice che “il nome di Piera Aiello era persino nelle locandine”, ovviamente non citando il fatto – rileva l’associazione “Ria Atria” che segue passo passo la vicenda di Piera Aiello – “che in quell'occasione (possono testimoniare numerose persone) vennero sequestrati e messi in busta chiusa tutti i cellulari dei presenti”.Sul tavolo del gup la richiesta dell’avvocato Gandolfo, ossia di rinviare a giudizio Ippolito o in subordine prima di prendere qualsiasi decisione fissare due confronti, uno tra Piera Aiello e una sua zia, Antonina Atria, detta zia Nenè, e un altro confronto tra la stessa Atria e la mamma di Piera Aiello, Leonarda Saladino. Dalle indagini infatti emerge che fu la Saladino parlando con la “zia Nenè” a sapere che era diventata nota la località dove sua figlia si trovava, circostanza a sua volta che la Atria avrebbe appreso dal sottufficiale dei carabinieri. Una faccenda che ha messo in pericolo Piera Aiello, testimone di giustizia, che per anni è andata in giro per i Tribunali italiani a raccontare le vicende della mafia belicina. L’indagine su come la località segreta dove si trovava Piera Aiello possa essere diventata di pubblica conoscenza vede indagato anche un altro carabiniere, da altra Procura della Repubblica, si tratta di un altro maresciallo, Nunzio Robusto.