Dalla capitale la protesta si allarga alle maggiori città d’Italia, toccando anche Londra e Parigi.
Poco più grande di piazza della Repubblica di Marsala, a Piazza Cordusio alle 18:30 si alza il sipario dal piccolo palco allestito all’interno di un camion. Nessun mega palco, un camion. Un’immagine simbolica che contrasta con la filosofia dell’immagine inculcata dal costume televisivo odierno. Qui non contano i riflettori da stadio, non conta la visibilità mediale. Contano i concetti. Milano, persa nel consumismo sfrenato che abbaglia la gente con le vetrine luccicanti della vicina Via Montenapoleone, coagula in questa piccola piazza del centro gente che vuole uscire dal torpore della società contemporanea e dare vita alla forma di protesta civile, che poi è quella della partecipazione attiva.
Le associazioni organizzatrici sono tante: il popolo viola, l’Arci, Libertà e Giustizia, 11 metri officina politica, Agende rosse, l’associazione Saveria Antiochia, Le girandole, Libera, Meet 1 Grilli, il movimento sogno 03, Nobavaglio.it, Qui Milano libera, Società Pannunzio, Sos Racket e Usura e Sottolapalanca.
Coordina Piero Ricca, il contestatore dei potenti, e i ragazzi di Qui Milano Libera. Ospiti illustri: Vincenzo Consolo, Piero Smuraglia, Peter Gomez, Piero Colaprico, Salvatore Borsellino.
I vari oratori che si susseguono illustrano il proprio dissenso sulle leggi in questione: Lodo Alfano e intercettazioni. Parlano del Sud, parlano della Sicilia, di mafia, affari, politica. Peter Gomez illustra la vicenda della clinica di Villa Santa Teresa a Bagheria, di proprietà del "colletto bianco" Michele Aiello, secondo le inchieste vicino a Totò Cuffaro. Si parla della strage di Ustica, di quella di via dei Georgofili a Firenze. Della trattativa stato-mafia, del processo a Dell’Utri. Si parla di giornalisti caduti in trincea: Mario Francese, Giancarlo Siani, Mauro de Mauro. Si parla del delitto Pasolini, del G8 alla Maddalena, di Libero Grassi. Si parla, in sostanza, di fatti che con la legge bavaglio sarebbero occultati.
Un popolo ha la classe dirigente che merita. La classe dirigente attuale è fatta di clientelismi e malaffari, soprattutto al sud, e questo sistema lo vuole mantenere. La società civile che protesta, è diversa. I soprusi del Meridione, come di qualsiasi altro posto, sono di tutta Italia e la società civile lo sa.
Ci sono diverse bandiere. Belle quelle viola che sventolano ai piedi della statua dell’illuminista Giuseppe Parini, autore de "Il giorno", opera ironica volta a mettere alla berlina l’aristocrazia settecentesca. Un caso (?). Ci sono anche bandiere politiche. Idv, Pd, e gli irriducibili del Partito di rifondazione comunista. Cala il sole, e calano le bandiere del Pd quando qualcuno dal parco non le manda a dire in riferimento alla miopia dell’opposizione sul conflitto d’interessi. Assurdità tipica dell’epoca anti-ideologica, in cui il politico diventa quasi psichedelico nella litania sui "punti d’incontro", sull’"accordo bipartisan" , sul "dialogo". È un po’ una scienza. Come quella che enuncia Dostoevskij ne "L’idiota": la scienza delle chiacchiere, che ha le sue seduzioni e di cui i politici se ne servono per far carriera.
{gallery}nobavagliomilano{/gallery}
Il sole è già calato (con le bandiere Pd), la gente ascolta, ma aspetta anche. Aspetta una risposta dalle istituzioni, più esattamente dal garante della Costituzione, difesa da questa gente con tutti i suoi difetti. Anche quell’articolo 21 presenta difetti, omissioni, più che altro, che hanno contribuito non poco al sorgere del sistema televisivo odierno, che poi è il mezzo per il consenso politico. Ma è l’articolo di tutta la gente in piazza, di chi vuole informare e essere informato. Arriva in serata (in ritardo di qualche mese, forse) la dichiarazione del Presidente Napolitano: "sono chiari i punti critici (della legge sulle intercettazioni, ndr), valuterò". Tira forse aria di bocciatura al Quirinale, Roma. A due passi da lì, a Piazza Navona, la manifestazione indetta dalla Fnsi prosegue.
A Milano la notte arriva dopo (non per le bandiere del Pd) la gente non è ancora stanca, anzi alle 21 saluta Salvatore Borsellino che porta il suo contributo alla protesta. "Quando è stato ucciso mio fratello-dice Borsellino dal palco- ero convinto che si trattasse solamente di un delitto di mafia, mentre approfondendo ho scoperto che è stato un delitto di stato. Se in questi anni ci fosse già stata la legge-bavaglio,- continua Borsellino- non avrei saputo che la morte di mio fratello fosse scaturita da un patto stato-mafia che continua ad esistere ancora oggi". Cala la notte, calano le bandiere (non solo quella del Pd), rimane il tricolore a sventolare.
Francesco Appari