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24/06/2010 06:49:23

Ieri luci accese al palazzo di giustizia di Trapani

nella quale i  magistrati trapanesi hanno civilmente protestato contro lo stato dell'amministrazione della giustizia nel nostro Paese, incontrando i cittadini alle 18,00 e poi lavorando fino a tarda notte, a porte aperte, proprio per mostare a cittadini e stampa la mole di lavoro straordinario che svolgono ogni giorno ("per noi fare le ore piccole è un'abitudine" ha detto Alessandra Camassa) in condizioni precarie. .
“Siamo stanchi di essere definiti menti disturbate, persone criminali, cancro e metastasi di questa società. Noi riteniamo, invece, di essere una risorsa importante dello Stato” ha dichiarato Piero Grillo, rappresentante dell’Associazione Nazionale Magistrati. “Il nostro lavoro non si esaurisce al termine delle udienze -spiega Piero Grillo - ma spesso siamo costretti anche a portare i fascicoli a casa”. 

Diversi rappresentanti delle istituzioni hanno espresso sostegno all'iniziativa dei magistrati, e più di quattrocento persone hanno partecipato all'incontro iniziale nell'aula bunker del Tribunale di Trapani.

“I cittadini devono sapere che questa riforma rischia di paralizzare l’attività giudiziaria - ha detto il sostituto procuratore Andrea Tarondo, che ha rifiutato di recente il trasferimento in altra sede per continuare il suo lavoro a Trapani - Il decreto sulle intercettazioni è emblematico. Non è solo una questione di contenuti. Il sistema organizzativo rischia di bloccare il nostro lavoro”.

«Abbiamo da indicare non uno ma decine di casi - dice il pm Andrea Tarondo - per dimostrare che le spese sostenute per le indagini si pagano da sole con l'esito stesso delle inchieste, è di pochi giorni fa la notizia di un sequestro di droga grazie a delle intercettazioni, con il recupero di una ingente somma di denaro che veniva tenuta dal soggetto arrestato, per non ricordare i casi di corruzione scoperti e i soldi sottratti alla criminalità organizzata che a sua volta li aveva ottenuti truffando su fondi pubblici. Tagliare le risorse significa impedire che indagini come queste possano continuare a farsi».

Massimo Corleo, giudice per le indagini preliminari ha evidenziato la "sapiente gestione dei mezzi di informazione nazionale per disinformare la gente sui temi della giustizia. Se fossimo una casta, come ci definiscono, non sarebbero state approvate dal Parlamento leggi che la magistratura non ha mai condiviso: dalle prescrizioni alla legge Pecorella". 'Siamo qui non per difenderci, ma per difendervi', ha dichiarato Alessandra Camassa, presidente della sezione penale del Tribunale. 'Le riforme - ha detto - devono essere fatte sulla giustizia e non sui giudici'. I magistrati sono rimasti fino a notte fonda nei loro uffici, in una sorta di sciopero bianco.

 



EA2G | 2024-12-23 14:54:00
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