In primo grado, con il rito abbreviato, era stato condannato ad una pena superiore di cinque mesi. La Corte ha poi confermato, in ogni sua parte, il verdetto di primo grado, compresa la confisca dei suoi beni.
Tra i beni già sottoposti a sequestro c'é la "Mannina Vito", società di calcestruzzi che ha ereditato dal padre e che operava, secondo gli inquirenti, in regime di monopolio. Mannina è in carcere dal 4 aprile 2007, quando fu arrestato nell'ambito dell'inchiesta su mafia e appalti.
Secondo le ricostruzioni, al direttore amministrativo dell'agenzia per il demanio di Trapani, Francesco Nasca, i mafiosi avevano dato il compito di sottostimare il valore della Calcestruzzi Ericina per consentirne l'acquisto da parte di Vincenzo Mannina. A lui gli inquirenti hanno sequestrato beni per dieci milioni di euro.
Il 4 aprile 2007 furono sei i provvedimenti cautelari, che riguardarono oltre al leader del movimento autonomista 'Nuova Sicilia', Bartolo Pellegrino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione (poi assolto), anche l'ex direttore dell'Agenzia del demanio di Trapani, Francesco Nasca, 61 anni, anche lui accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Come ha ricostruito su La Sicilia il giornalista Rino Giacalone, il capomafia di Trapani, Francesco Pace aveva in Vincenzo Mannina il «braccio armato» non di armi ma fatto da imprese, cemento in particolare. il Prefetto Sodano per loro era "tinto" perchè aveva chiuso le porte in faccia a Mannina quando questi, accompagnato dai vertici dell’epoca di Confindustria trapanese, dal presidente, oggi sindaco di Castellammare del Golfo, Marzio Bresciani, si era andato a proporre quale acquirente della calcestruzzi Ericina, l’azienda confiscata alla mafia e che continuando ad operare sotto la gestione dello Stato costituiva per i mafiosi ostacolo per tutte le loro malefatte. L’impresa sotto amministrazione giudiziaria si inseriva in un sistema colpito dal virus del malaffare iniettando antidoti e questo i boss non potevano permetterlo. C’era il prefetto Sodano che andava convocando gli imprenditori per ricordare loro che per le commesse pubbliche a parità di prezzo era alla Calcestruzzi Ericina che dovevano rivolgersi. La soluzione pensata dai mafiosi prevedeva o il fallimento della Calcestruzzi Ericina o provocarne la vendita. Dalla loro parte, per quest’ultima eventualità, avrebbero avuto un funzionario del Demanio pronto a fare una valutazione ad hoc. L’acquirente era Vincenzo Mannina.
Tutto questo fa parte di quel capitolo di indagini che condotte dalla squadra Mobile a Trapani e coordinate dai pm della Dda di Palermo, ha messo in evidenza il controllo della mafia delle «grandi opere» realizzate a Trapani in occasione della Louis Vuitton Cup del 2005.
Sodano era «tinto», cattivo, perché osteggiava gli appetiti della mafia che però riuscì a imporre una parte di sue «colate» di cemento e di asfalti per far nuovo il porto e le strade in occasione dell'America's Cup di vela. Sodano fu trasferito come Pace pensava dovesse accadere parlando con Vincenzo Mannina. Nell’estate del 2003 andò da Trapani ad Agrigento, trasferimento improvviso, deciso dal Governo Berlusconi su proposta dell’allora ministro dell’Interno Pisanu, lo stesso che oggi siede alla presidenza della commissione nazionale antimafia, nei cui armadi sono conservati gli atti di quella indagine.
Questo un estratto dell'ordinanza di custodia cautelare che, nel 2007, portò, tra gli altri, all'arresto di Mannina:
Si è accertato come il PACE abbia affidato al MANNINA il delicato compito di assumere i necessari contatti con i singoli associati mafiosi ogni volta che si presenti la necessità, per il capo-mandamento, di incontrarli riservatamente al fine di discutere i più rilevanti temi attinenti l’attività mafiosa, nonché di imporre alle imprese, fra l’altro, l’approvvigionamento di calcestruzzo presso la “Sicilcalcestruzzi” di Paceco (gia controllata dal PACE) e l’impianto della “Calcestruzzi e Asfalti MANNINA S.r.l..” gestito dal MANNINA Vincenzo.
Gli elementi investigativi acquisiti grazie alla presente indagine rendono evidente come le società gestite dal MANNINA Vincenzo costituiscano in realtà lo strumento attraverso il quale il PACE Francesco e la cosca mafiosa trapanese hanno acquisito il controllo di un settore nevralgico del tessuto imprenditoriale locale, connesso alla commercializzazione di calcestruzzo, di materiali inerti e di asfalti. Grazie alla sinergia fra le società del MANNINA e la società “Sicilcalcestruzzi” di Paceco, unitamente alle società riferibili al COPPOLA Tommaso, la famiglia mafiosa di Trapani è stata in grado, di controllare il comparto imprenditoriale dell’edilizia privata e quello degli appalti pubblici, imponendo le forniture di inerti e calcestruzzo. Sulla base di siffatti elementi è stata ottenuta l’emissione del decreto di sequestro preventivo con riferimento alle quote sociali, agli impianti industriali ed ai beni aziendali:
? “Mannina Vito S.r.l.” costituita il 27-9-1985 con sede Valderice in c.da Sciare Sant’Andrea n.58, con unità locale a Custonaci in località Gna’ Rosa avente ad oggetto l’estrazione e la frantumazione di pietra di cava, il recupero di rifiuti provenienti da attività di demolizione, frantumazione e costruzione, recupero di rifiuti di conglomerati bituminosi provenienti dalla scarificazione del manto stradale;
? “Calcestruzzi e Asfalti Mannina S.r.l.”, sedente a Valderice in c.da Sciare Sant’Andrea ed avente ad oggetto la produzione di conglomerati cementizi;
? “Asfalti Sicilia S.r.l.” costituita il 15-11-1990 con sede a Valderice in c.da Sant’Andrea n.58, avente ad attività la produzione di conglomerati bituminosi.