la relazione dell'assessore del dipartimento acque e rifiuti: c'e' la ricostruzione di come la criminalita' organizzata che da noi si chiama mafia, si sia infiltrata nel sistema dei termovalorizzatori. Gli arresti di oggi a Palermo confermano quanto questo governo, raccogliendo una serie di elementi, con molto coraggio e altrettanta determinazione ha fatto proprie quelle risultanze facendo saltare il discorso dei termovalorizzatori e offrendo una scelta politica ed amministrativa che credo oggi trovi conferma nella coraggiosa azione della Procura della Repubblica". E' quanto detto dal presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo ai giornalisti prima di essere ascoltato a Catania dalla commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti.
11,15 - L'operazione ha anche svelato le infiltrazioni mafiose nella produzione dei vini siciliani di pregio. Gli uomini della polizia hanno arrestato Francesco Lena, imprenditore e patron di “Abbazia Santa Anastasia” di Castelbuono, in provincia di Palermo. L’azienda ha prodotto numerosi vini che hanno scalato i vertici delle classifiche compilate dalle guide enologiche. Il legame fra Lena e Cosa Nostra secondo le accuse è stato svelato grazie alle dichiarazioni fatte da alcuni pentiti e alle intercettazioni che vedevano coinvolti alcuni boss di Cosa Nostra. Gli inquirenti avrebbero infatti captato alcuni discorsi d’affari che hanno permesso - secondo loro - di svelare il legame fra Lena e la mafia. I magistrati contestano all’imprenditore il reato di associazione mafiosa.
Il blitz antimafia ha portato in carcere 19 persone. Fra gli arrestati c’è anche l’imprenditore Vincenzo Rizzacasa, accusato di trasferimento fraudolento di valori. Rizzacasa è uno degli imprenditori con all’attivo le più importanti ristrutturazioni immobiliari realizzate in pieno centro a Palermo. Avrebbe gestito, attraverso le sue società, il patrimonio di Salvatore Sbeglia, boss di Cosa Nostra e anch’egli arrestato, assieme ai fratelli Francesco Paolo e Giuseppe e a due nipoti, Francesco e Marcello. Una società di Rizzacasa era stata espulsa l’anno scorso da Confindustria Palermo e recentemente reintegrato da un giudice di Palermo. L’espulsione era partita dopo che si era scoperto che il coordinatore dei cantieri era Salvatore Sbeglia, condannato in primo grado per associazione mafiosa. Rizzacasa si era difeso sostenendo di essere solamente un benefattore e di aver più volte presentato molte denunce contro il racket del pizzo. Ma per i magistrati, l’imprenditore è stato un insospettabile prestanome di Cosa Nostra.
In manette anche Filippo Chiazzese, imprenditore palermitano. È il titolare della società che ha vinto il maxiappalto da 11 milioni di euro per la realizzazione del giardino d’Orleans, il più grande parco di Palermo. L’accusa è quella di essere il prestanome del boss Francesco Bonura, già in carcere.